Coronavirus Covid-19: Perugia, morto mons. Giovanni Battista Tiacci. Card. Bassetti, “era riferimento sicuro”

Mons. Giovanni Battista Tiacci è il terzo sacerdote diocesano di Perugia-Città della Pieve a perdere la vita, in meno di due mesi, a seguito del contagio da Covid-19. È deceduto nella serata di domenica 3 gennaio presso l’Ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Perugia. Le esequie si terranno domani, martedì 5, alle 11, nella cattedrale di San Lorenzo presiedute dall’arcivescovo, il card. Gualtiero Bassetti. Il porporato, appresa la triste notizia, si è raccolto in preghiera e ha espresso il profondo cordoglio alla famiglia Tiacci anche a nome dell’intero Presbiterio diocesano.
Il cardinale lo ricorda come “riferimento sicuro per tante anime, per tante persone, per tante istituzioni”. “Don Giovanni lascia un vuoto improvviso, grande, che ci fa stringere gli uni agli altri in uno smarrimento condiviso, in questo nostro tempo così segnato dal male che purtroppo, fra le tante vittime, oggi annovera anche il suo nome. Eppure non riusciamo a pensare a lui senza sorridere ancora per quelle sue battute con le quali sdrammatizzava chiunque si prendesse troppo sul serio. Era un altro modo di annunciare il Vangelo: con la semplicità di chi sa farsi prossimo di tutti, condividendone sinceramente e profondamente sia la festa, sia il dolore”.
Mons. Tiacci era nato a Deruta (Pg) il 24 giugno 1936, essendo ordinato sacerdote il 29 giugno 1960, nella cattedrale di San Lorenzo. Lo scorso anno aveva celebrato 60 anni di sacerdozio. Per quasi 40 anni è stato parroco di San Fortunato della Collina. Era un curato di campagna “prestato” alla città nel ricoprire delicati incarichi diocesani e della cattedrale di cui è stato per più di un quarto di secolo canonico camerlengo-amministratore, confessore ed esorcista. Era legato al cardinale Ennio Antonelli, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve dal 1988 al 1995, da una grande e lunga amicizia, sin dagli anni del seminario. Fin da giovanissimo sacerdote iniziò ad occuparsi della conservazione del patrimonio storico-artistico e culturale ecclesiastico, divenendo, direttore dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici, collaborando anche con gli Uffici Cei. Per i suoi meriti in campo culturale e pastorale è stato nominato da san Giovanni Paolo II cappellano di Sua Santità con il titolo di monsignore. Tra i vari incarichi ricoperti anche quello di cappellano dell’Ordine di Malta.

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