“Il passaggio dal principio generale al particolare, fino a entrare dentro al vissuto delle singole situazioni”. Questa, afferma in un’intervista al Sir padre Marco Vianelli, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per la pastorale della famiglia, la novità di Amoris Laetitia e la sfida per la pastorale. In occasione dell’anno di riflessione su Amoris Laetitia indetto dal Papa (19 marzo 2021-26 giugno 2022), Vianelli spiega che occorre “tradurre l’annuncio e la verità del Vangelo per ogni coppia, nella quale c’è sempre una storia diversa”. A partire dai corsi di preparazione al matrimonio. Oggi coloro che li frequentano sono spesso coppie conviventi, adulte, magari con figli. “La dimensione universale rimane valida, ma dobbiamo inquadrarla nel particolare, in quel particolare che è veicolo di un incontro con Cristo che ha scelto di incarnarsi in quella specifica realtà”. Di qui il riferimento al capitolo ottavo dell’esortazione apostolica postsinodale, in cui viene rilanciato il modello cristiano di famiglia nella sua pienezza, “quello cui chiama il Signore, ma si riconosce che se non tutti rispondono a questa ‘perfezione’ non significa che la loro unione sia priva di significato. Noi dobbiamo continuare ad annunciare la verità, a dire alle persone che questa chiamata alla pienezza è per tutti nonostante la propria fragilità”.
Per il responsabile dell’Ufficio Cei occorre fare in modo che l’esperienza di Chiesa sia un’esperienza familiare: la famiglia fondata sul sacramento del matrimonio “ha il compito di ‘famigliarizzare’ la Chiesa, di ri-offrirle quel lessico familiare che le consenta di scoprire la sua vera natura, richiamata dal Papa in Amoris Laetitia (n. 87), di famiglia di famiglie”. E poi la legge della gradualità: “Una coppia di conviventi che sperimenta una sua forma di ‘per sempre’, magari con la nascita di uno o più figli, anche se non se l’è detto nella fede, e pertanto manca della pienezza sacramentale, vive già un legame indissolubile”.