La sentenza del Tribunale costituzionale “tutela la vita delle persone malate in ogni fase del loro sviluppo” ed è “coerente con la convinzione dell’intera umanità che l’atteggiamento verso le persone malate e deboli è misura della civiltà”, sottolinea oggi, in una dichiarazione, la Federazione polacca dei movimenti pro life. La federazione accoglie il giudizio pubblicato mercoledì 27 gennaio, insieme alle motivazioni, sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica di Polonia “non come la vittoria nel confronto tra varie concezioni dei diritti umani, ma soprattutto come un gravoso impegno a favore delle donne in gravidanza con complicazioni e le loro famiglie” al quale sono obbligati “sia tutti coloro che proclamano il diritto alla vita di ogni essere umano dal momento del suo concepimento, che lo Stato”. Ewa Kowalewska, presidente della Human Life International Polska e vicepresidente della Federazione sottolinea che “il Tribunale ha confermato la soggettività giuridica del bambino non nato, spesso in dubbio nel mondo moderno” aggiungendo che “ogni persona malata o disabile, anche il bambino nel grembo materno, è cittadino uguale agli altri”. Contro l’entrata in vigore del divieto dell’interruzione della gravidanza per cause eugenetiche, e che restringe la liceità dell’aborto solo ai casi del pericolo di vita della madre e alle gravidanze causate dall’incesto o dallo stupro, in varie città polacche si svolgono in questi giorni numerose manifestazioni.