Anche mons. José Guadalupe Torres Campos, vescovo di Ciudad Juárez e responsabile per la Mobilità umana della Conferenza episcopale messicana, è intervenuto dopo il ritrovamento di 19 cadaveri carbonizzati a Camargo, nello Stato messicano del Tamaulipas, confinante con il Texas. Il presule ha scritto al presidente messicano Andrés Manuel López Obrador e ad altre istituzioni del suo Paese, insieme alla Rete delle 120 case del migrante, denunciando la “politica migratoria repressiva” del Governo, che induce i migranti a scegliere percorsi più rischiosi, attraverso luoghi controllati dalla criminalità organizzata. Prosegue il documento, che chiede “giustizia celere” e “riparazione integrale” per le famiglie delle vittime: “È una priorità per il Governo federale stabilire politiche migratorie eque, sicure e ordinate, che consentano alle persone di transitare senza esporsi ai pericoli rappresentati dal passaggio attraverso il Messico. Queste politiche migratorie, lungi dal reprimere, detenere e perseguitare i migranti con l’uso di forze di polizia e militari, dovrebbero piuttosto concentrare le loro azioni sul perseguimento dei criminali”.