Giorno della Memoria: Assisi, ieri la testimonianza di Francesco Clerici, figlio di un rifugiato, nato in una comunità di clausura

“Nel corso della mia vita ho sempre avuto Assisi nel cuore”. Lo ha detto Francesco Clerici intervenuto insieme al fratello Giuseppe all’incontro che si è tenuto ieri pomeriggio in diretta streaming in occasione delle iniziative per il Giorno della Memoria, promosse dalla diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino. Durante la testimonianza dal titolo: “Io figlio di un rifugiato, nato in una clausura assisana” Clerici ha raccontato l’esperienza della sua famiglia di rifugiati chiamandola il “Miracolo di Assisi” e dopo 77 anni ha incontrato almeno virtualmente la comunità delle suore tedesche di Santa Croce dove è nato ed è stato accolto con la sua famiglia. Era la fine del 1943 quando al padre Angelo, ufficiale di Marina fu ordinato di raggiungere, per non essere un disertore, la base militare di Taranto. Prima di partire da Genova dove erano residenti pensò di portare la famiglia al sicuro e il posto migliore sembrò la città di San Francesco dove c’era una rete di accoglienza per gli sfollati e i perseguitati. Il vescovo di Assisi–Nocera Umbra–Gualdo Tadino, mons. Domenico Sorrentino, prendendo spunto dalla parola miracolo citata da Clerici ha sottolineato come una “pagina oscura come questa sia stata squarciata dalla presenza della luce di tanti Giusti”. All’incontro è intervenuto anche l’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Oren David, che ha ringraziato il vescovo, la curatrice del Museo della Memoria, Marina Rosati, e la direttrice dell’Opera Casa Papa Giovanni, Daniela Fanelli, per l’attività di testimonianza, per quello che venne fatto in quegli anni ed anche per il dialogo interreligioso: “Assisi – ha detto – è un esempio per tutto il mondo”.
Il sindaco di Assisi, Stefania Proietti ha ribadito la necessità di “non far cadere mai nell’indifferenza la drammaticità e l’inumanità di quei momenti perché questo sguardo sincero su quello che è successo ci aiuti a trasferire anche le emozioni che i testimoni ci hanno lasciato e a trasportarle ai nostri figli per farli crescere con un valore: l’uomo, l’umanità, il rispetto, la dignità della vita umana oltre ogni diversità”. Sono intervenute poi le suore che hanno ricordato i giorni dell’accoglienza di Francesco Clerici “nato nella camera numero 13 e nutrito con il latte delle nostre mucche perché la mamma non ne aveva”. Nel racconto di suor Immacolata, badessa della comunità, sono state nominate anche le altre famiglie accolte nel monastero e l’operosa azione del vescovo Placido Nicolini e di don Aldo Brunacci.

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