Papa in Iraq: card. Sako conferma incontro privato del Pontefice con al-Sistani per comune condanna contro “chi attacca la vita”

Papa Francesco avrà sabato 6 marzo un incontro privato con la guida spirituale sciita irachena, l’ayatollah Ali al-Sistani, durante il quale i due leader potranno evocare una sorta di condanna comune contro “tutti coloro che attaccano la vita”. La conferma arriva di nuovo dal Patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, parlando questa mattina con i giornalisti del prossimo viaggio di Papa Francesco in Iraq, in una conferenza online da Parigi organizzata dalla Conferenza episcopale francese e dall’Oeuvre d’Orient. Con i giornalisti francesi, il card. Sako ha ripercorso tappa per tappa il programma del viaggio che Francesco farà dal 5 all’8 marzo nella “Terra santa di Abramo, ma anche di Ezechiele, di Giona, e dove una parte della Bibbia è stata scritta”. Dialogo e riconciliazione sono le due parole chiave di questo viaggio. Il cardinale non ha potuto confermare se ci sarà o meno con l’ayatollah Ali al-Sistani la firma ad un testo comune come fu due anni fa ad Abu Dhabi con al-Tayyeb per il Documento sulla fratellanza umana, ma l’incontro privato è in programma. Nella stessa giornata di sabato 6 marzo, il Papa si recherà a Ur, luogo consacrato alla memoria del profeta Abramo, figura di riferimento dell’ebraismo, del cristianesimo e dell’Islam e qui si terrà un incontro interreligioso dove saranno presenti rappresentanti musulmani sciiti e sunniti. “Questa visita – ha detto il card. Sako – è molto importante per il messaggio che Papa Francesco indirizzerà agli iracheni”. “Come il Santo Padre non cessa di ripetere: siamo tutti fratelli e sorelle della stessa famiglia umana. La differenza non fa dell’altro un nemico ma va rispettata e amata. Parlerà quindi di dialogo e rispetto, della cultura della tolleranza contro la cultura della morte e dell’odio. La vita è un dono di Dio e non si può violare. Quello che ci aspettiamo come cristiani è un messaggio di speranza che ci dia nuova forza per perseverare nella nostra fede”, ha aggiunto. Molte le domande sulla sicurezza del viaggio che a causa degli ultimi attentati e della pandemia sembra essere a rischio fino all’ultimo momento. “Non c’è rischio per la vita del Papa. C’è una preparazione molto seria da parte del governo”, ha assicurato il cardinale. “Il Papa porterà in Iraq un messaggio di perdono e di riconciliazione. Ci sono state fin troppe guerre con fin troppi morti. Spero che gli iracheni accolgano il messaggio di Papa Francesco e che l’Iraq, dopo la sua visita, non sia più lo stesso”. Riguardo invece al rischio epidemia e assembramenti, il patriarca ha assicurato: “Saranno prese tutte le misure necessarie durante le celebrazioni”. Alla conferenza ha preso la parola anche mons. Pascal Gollnisch, direttore generale dell’Œuvre d’Orient, che, ripercorrendo le tappe dei viaggi di Papa Francesco in Medio Oriente, ha parlato di questa regione come di un “centro di interesse chiave per il Papa”. In queste terre “i cristiani sono poco numerosi, ma sono vettori di speranza per la popolazione, vettori dei diritti umani e del principio di cittadinanza. Cittadini a tutti gli effetti, al servizio del Paese in cui vivono”. “Il dialogo è il cuore di questa visita”, dice il padre domenicano Amir Jajé, specialista del mondo sciita. Il Papa va in Iraq per “incoraggiare un movimento di dialogo che già esiste. È il movimento di chi sostiene la vita e combatte la cultura della morte, di chi crede che siamo tutti fratelli, figli di Abramo e possiamo vivere in quanto fratelli in questa terra”.

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