Elemosine ai clochard: mons. Nosiglia (Torino), “serve una comunità più umana”

Essere più solidali, non inseguire la “società perfetta” ma la creazione di “una comunità più umana”. E’ quanto ha dichiarato l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, sul tema delle elemosine ai clochard tornato di attualità nel capoluogo piemontese e in vista della Messa con i senza fissa dimora prevista in Cattedrale a Torino il 23 febbraio prossimo. “Più avanziamo nella crisi – ha detto mons. Nosiglia -, più siamo circondati da notizie inquietanti: perché ‘dietro’ i clochard ci sono, ormai, gli anziani soli, le famiglie monoreddito prive di sussistenza, le persone che da un giorno all’altro hanno perso il lavoro. E ogni giorno veniamo sollecitati da altre notizie di persone in difficoltà, da ‘categorie’ che sono state dimenticate dai provvedimenti e aiuti”. Da questa situazione il presule trae una conclusione: c’è una “lezione di solidarietà che dobbiamo tutti ancora apprendere e studiare: perché ogni gesto di vicinanza a chi ha bisogno è un ‘segnale’ che lanciamo alla città intera”. Tuttavia, ha avvertito Nosiglia, “la solidarietà non è la moneta buttata là mentre si prosegue il cammino sotto i portici: se nessuno può mettere in discussione il valore e il significato dell’elemosina, è anche vero che quel gesto da solo non basta, non ‘mette a posto’ nessuna coscienza individuale e nessuna responsabilità civica”. “La sofferenza che ci accomuna davvero e nel profondo – ha aggiunto – è la solitudine; e il male contagioso a cui siamo esposti è l’indifferenza, il pensare che non ci riguarda”. L’arcivescovo quindi ha ricordato quanto sia importante pensare a soluzioni realmente utili che salvaguardino dignità e libertà delle persone e sottolinea quindi che “la tradizione di fraternità e solidarietà della nostra città e dei santi sociali può esserci maestra anche nell’affrontare questa questione”. “Provare a costruire soluzioni che mettano in campo tutte le forze sane della città”, è stata la richiesta di Nosiglia per il quale “la soluzione non può essere trovata solo nelle strutture organizzative”. “Certo Torino non ritrarrà la mano silenziosa dell’aiuto fraterno, ma è necessario che questa mano si muova con un cuore intelligente aiutando le persone a liberarsi dalla impossibilità di risolvere i loro problemi mediante vie di emancipazione”.

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