“La Parola ispira buoni propositi e sostiene l’azione; ci dà forza e serenità, e anche quando ci mette in crisi ci dà pace. Nelle giornate storte e confuse, assicura al cuore un nucleo di fiducia e di amore che lo protegge dagli attacchi del maligno”. Ne è convinto il Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi, trasmessa in diretta streaming dalla Biblioteca privata del Palazzo apostolico si è soffermato in particolare sul metodo della “lectio divina”, “nato in ambiente monastico, ma ormai praticato anche dai cristiani che frequentano le parrocchie”. “Si tratta anzitutto di leggere il brano biblico con attenzione – questa è la lectio divina – direi con obbedienza al testo, per comprendere ciò che significa in sé stesso”, ha spiegato Francesco: “Successivamente si entra in dialogo con la Scrittura, così che quelle parole diventino motivo di meditazione e di orazione: sempre rimanendo aderente al testo, comincio a interrogarmi su che cosa esso dice a me”. “È un passaggio delicato”, ha precisato il Papa: “Non bisogna scivolare in interpretazioni soggettivistiche ma inserirsi nel solco vivente della Tradizione, che unisce ciascuno di noi alla Sacra Scrittura”. L’ultimo passo della lectio divina è la contemplazione, dove “le parole e i pensieri lasciano il posto all’amore, come tra innamorati ai quali a volte basta guardarsi in silenzio. Il testo biblico rimane, ma come uno specchio, come un’icona da contemplare. Così si ha il dialogo. Attraverso la preghiera, la Parola di Dio viene ad abitare in noi e noi abitiamo in essa”.