“Il mese di gennaio 2021 passerà alla storia come il tempo in cui il popolo irlandese – del Nord e del Sud – si è trovato faccia a faccia con una cruda realtà del nostro passato che preferivamo rimanesse silenziata e nascosta”. “Abbiamo provato colpa e vergogna. Come leader della Chiesa cattolica in Irlanda, sono io che ora mi sento in imbarazzo e in colpa per il modo in cui noi nella Chiesa abbiamo contribuito e sostenuto quella cultura dell’occultamento, della condanna e dell’ipocrisia. Per questo sono veramente dispiaciuto e chiedo perdono ai sopravvissuti. Come è stato possibile oscurare l’amore, la pietà e la compassione di Cristo che sono il cuore stesso del Vangelo? Ci dobbiamo vergognare”. Comincia così, con queste parole, un comunicato diffuso ieri sera tardi dal presidente dei vescovi irlandesi, mons. Eamon Martin. L’arcivescovo prende di nuovo la parola su una indagine indipendente che si è svolta, questa volta in Irlanda del Nord, sulle “Mother and baby homes and Magdalene laundries”. Sono passati appena una decina di giorni da quando in Irlanda è stato reso pubblico un Rapporto di 3mila pagine, frutto di cinque anni di inchieste, sull’orrore vissuto negli istituti, gestiti spesso da suore, per madri sole dove morirono 9mila bambini. Ieri è stata la volta dell’Irlanda del Nord dove la Queen’s University di Belfast e la University of Ulster hanno indagato su otto case per madri e bambini e quattro “Magdalene lavanderie”. Strutture gestite dalle Chiese cattolica e protestante tra il 1922 e il 1990. Si tratta di un Rapporto di 534 pagine che ha fatto luce su un altro capitolo buio della storia irlandese: l’indagine ha fatto emergere che durante il periodo preso in esame 10.500 donne sono state ammesse nelle “case” e che circa 3.000 donne hanno lavorato, in condizione di “schiavitù”, nelle lavanderie di Magdalene nel Nord del Paese. Sebbene i tassi di mortalità siano più bassi rispetto alla Repubblica di Irlanda, si stima dai dati disponibili dei registri che nel Nord il 4% dei bambini sia nato morto o è morto poco dopo la nascita. Il presidente dei vescovi cattolici rende omaggio alla tenacia e al coraggio dei sopravvissuti che con le loro testimonianze “hanno sollevato il coperchio su questo oscuro capitolo della nostra storia comune ed esposto la nostra ipocrisia alla luce abbagliante”. Le terribili storie delle “Mother and Baby Homes” e delle “Magdalene Laundries” devono ora spingere il Paese a intraprendere “il viaggio verso la guarigione e la riparazione” e garantire che la lezione del passato è stata appresa “per il presente e il futuro”. “Nessuna madre o figlio oggi dovrebbe sentirsi non accolto, indesiderato o non amato. Nessun padre oggi dovrebbe sottrarsi alle proprie responsabilità. Nessun sacerdote, vescovo, suora o membro laico della Chiesa oggi dovrebbe negare la misericordia e il perdono di Gesù. Nessuna famiglia oggi dovrebbe evitare il proprio figlio per proteggere una nozione sbagliata di ‘rispettabilità’ nella comunità parrocchiale. Abbiamo ancora tanto da imparare e tanto lavoro da fare”. L’arcivescovo conclude dicendo che l’inchiesta lascia ancora “spazio per ulteriori indagini” e incoraggiando tutti i leader della Chiese e dello Stato a “estendere la loro piena collaborazione”, in modo che “coloro che sono stati maggiormente colpiti possano essere aiutati a trovare speranza e pace per il futuro”.