“L’antisemitismo non è un problema degli ebrei. Riguarda tutti perché è un problema di convivenza civile, di rispetto dei diritti umani”. Per questo il “gruppo tecnico” che ha lavorato alla stesura della prima strategia nazionale per la lotta contro l’antisemitismo ha ritenuto necessario “combatterlo a livello di tutta la società” ed ha “fatto delle proposte che riguardano sia gli aspetti normativi sia quelli riguardanti la formazione e la cultura”. Con queste parole, la coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, Milena Santerini, spiega in un’intervista al Sir, lo spirito che ha guidato la stesura della prima strategia nazionale per la lotta contro l’antisemitismo presentata oggi in occasione della Giornata della Memoria 2021. La strategia – si legge in un comunicato diffuso dalla stessa coordinatrice – è stata elaborata da un gruppo di lavoro presso la Presidenza del Consiglio di cui fanno parte rappresentanti delle Comunità ebraiche, dei Ministeri, delle istituzioni ed esperti. Il testo adotta la definizione e gli esempi di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance (Ihra) e contiene “una serie di raccomandazioni che le istituzioni italiane vengono invitate ad adottare e applicare per contrastare i sempre più frequenti fenomeni di intolleranza e antisemitismo: atti di violenza, minacce, svastiche sui muri, linguaggio d’odio sul web, pregiudizio normalizzato nella vita quotidiana”. La strategia propone interventi a livello normativo, l’aggiornamento della formazione degli insegnanti, dei magistrati e della polizia, oltre a raccomandazioni al mondo dei media e della scuola, per responsabilizzare tutte le componenti sociali, dalla cultura allo sport. Al Sir, Milena Santerini spiega: “Siamo convinti che vada fatto un grosso lavoro soprattutto sulla coscienza dei giovani, non solo informandoli su quello che è successo ma facendo capire come ci si è arrivati, ripercorrendo quella che noi chiamiamo la ‘piramide dell’odio’: alla base c’è un linguaggio di esclusione, di disprezzo e man mano che si sale, il discorso si fa sempre più grave fino a generare fenomeni di violenza e odio”.