“La protezione della nostra privacy fa parte del dna dell’Europa”. Questo il dato di fondo da cui muove un messaggio che Věra Jourová, vicepresidente per i valori e la trasparenza, e Didier Reynders, commissario per la giustizia, hanno diffuso in vista della giornata della protezione dei dati (28 gennaio). A partire dalla convenzione 108 del Consiglio d’Europa del 1981, “unico trattato internazionale sulla privacy”, le norme europee sulla protezione dei dati “sono diventate il parametro d’eccellenza e il modello seguito in molte parti del mondo”. Persino la pandemia ha fatto toccare con mano che “nuove soluzioni digitali come le app di tracciamento possono funzionare solo se le persone si sentono protette e possono fidarsi”. “Protezione della privacy e agevolare il fluire dei dati devono andare di pari passo”, scrivono i due membri dell’esecutivo europeo, e l’Ue con il suo “innovativo regime di protezione dei dati”, ha i requisiti per garantire flussi di dati sicuri e affidabili. Lo sforzo vale anche sul piano internazionale.
“È una priorità fondamentale per noi”, si legge ancora “lavorare con le nostre controparti nella nuova amministrazione degli Stati Uniti per garantire la protezione dei dati personali trasferiti attraverso l’Atlantico”, così come si sta lavorando a questo riguardo con la Corea del Sud, il Regno Unito e una serie di altri partner internazionali, oltre che con organizzazioni internazionali come l’Osce per raggiungere “standard globali e garanzie per l’accesso dei governi ai dati personali”. “I cittadini europei possono star certi”, conclude la dichiarazione “nell’Ue, i tuoi dati personali ti appartengono”.