Ospita 80 minori tra i 7 e 18 anni di età, il rifugio notturno per i bambini di strada di Gibuti, organizzato dalla Caritas del Paese per ridurre la vulnerabilità dei minori nel contesto pandemico. A dare la notizia a Fides è il vescovo di Gibuti, mons. Giorgio Bertin: “Ogni giorno i ragazzi hanno usufruito del centro giornaliero e tutti sono stati sottoposti a screening per Covid-19, e nel rispetto delle misure di contenimento previste”. Ai bambini sono stati distribuiti tre pasti al giorno e una merenda nel pomeriggio, oltre a vestiti e prodotti igienici. “Durante il tempo libero, i piccoli ospiti potevano fare attività sportive e avevano a disposizione una sala video – dice mons. Bertin –. Sono stati anche impegnati in attività educative regolari, che includevano corsi di lingua (inglese e francese) e laboratori manuali. Durante il Ramadan, hanno avuto l’opportunità di cucinare e preparare il loro iftar, la cena serale”. “Le principali difficoltà incontrate durante il lockdown sono state dovute principalmente all’esiguo numero di servizi igienici e all’intolleranza dei bambini che non erano abituati a stare in un luogo chiuso, rispettosi delle regole. Il ricovero notturno ha fornito la massima protezione ai beneficiari del programma perché ha contribuito a proteggere meglio i bambini dalla diffusione del virus”. Secondo i dati diffusi dal ministero della Salute di Gibuti, dall’inizio della pandemia di Covid-19 nel Paese sono stati effettuati 106.004 test, 5.919 persone sono state diagnosticate positive, 5.837 guarite e 61 decedute a causa del virus. Il minuscolo stato africano costiero si trova tra Etiopia, Eritrea e Somalia ed è l’avamposto di una task force internazionale che combatte la pirateria nell’Oceano Indiano. L’epidemia ha avuto ripercussioni negative anche sul traffico marittimo e ha imposto di adottare misure preventive ad ogni livello”.