“Nell’ambito della repressione brutale e di massa scatenata contro il dissenso dopo le elezioni dell’agosto 2020, le autorità della Bielorussia hanno ridotto il sistema giudiziario a un’arma per punire le vittime della tortura più che i responsabili”. È la denuncia di Amnesty international nel suo rapporto “Bielorussia: “Voi non siete esseri umani”, che definisce la ricerca della giustizia in Bielorussia “senza speranza”. Secondo l’organizzazione per i diritti umani “è necessario che la comunità internazionale si attivi affinché le vittime delle violazioni dei diritti umani abbiano giustizia e i responsabili delle violazioni siano chiamati a rispondere”. Sebbene abbiano ammesso di aver ricevuto oltre 900 denunce di violazioni dei diritti umani commesse dalla polizia a partire dall’agosto 2020, le autorità bielorusse “non hanno avviato una sola indagine mentre ne hanno aperte centinaia contro manifestanti pacifici, molti dei quali vittime di maltrattamenti e torture”. “Dall’inizio delle proteste post-elettorali – ha dichiarato Maria Struthers, direttrice per l’Europa orientale e l’Asia centrale di Amnesty international -, i gruppi per i diritti umani hanno raccolto prove di tortura riguardanti centinaia di manifestanti pacifici e hanno documentato la morte di almeno quattro di loro”. Il report di Amnesty presenta terribili resoconti di arresti di massa di manifestanti pacifici, sottoposti a tortura, obbligati a rimanere nudi o in posizioni dolorose, pestati senza pietà e privati per giorni del cibo, dell’acqua potabile e delle cure mediche. Durante e dopo le proteste, le autorità bielorusse hanno utilizzato decine di centri di detenzione per trattenere arbitrariamente i manifestanti pacifici, compresa la famigerata struttura “Akrestsina” nella capitale Minsk: all’inizio del dicembre 2020, secondo l’Alta commissaria Onu per i diritti umani, aveva già superato quota 27.000 e gli arresti da allora sono proseguiti. Invece di avviare procedimenti penali nei confronti dei sospetti autori di violazioni dei diritti umani, il 28 ottobre 2020 la Procura generale della Bielorussia ha reso noto che erano stati aperti 657 fascicoli nei confronti dei manifestanti e che oltre 200 persone erano state incriminate per rivolta di massa e violenza contro agenti di polizia. “La comunità internazionale non può restare a guardare”, ha concluso Struthers.