“I bambini in Siria continuano a pagare il prezzo più alto di una crisi che sta per raggiungere la triste pietra miliare del decimo anno, il prossimo marzo. Il sistema scolastico in Siria è sovraccarico, sottofinanziato, frammentato e impreparato a fornire servizi sicuri, equi e continui a milioni di bambini”. La denuncia arriva direttamente dal coordinatore regionale umanitario per la crisi in Siria, Muhammad Hadi, e dal direttore regionale Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa, Ted Chaiban. In Siria, affermano, “ci sono oltre 2,4 milioni di bambini fuori dalla scuola, di cui circa il 40% sono ragazze. Questo numero probabilmente è aumentato nel 2020 a causa dell’impatto della pandemia da Covid-19 che ha influito sull’interruzione dell’istruzione nel Paese. Una scuola su 3 in Siria non può più essere utilizzata perché distrutta, danneggiata o utilizzata per fini militari. I bambini che possono andare a scuola spesso seguono le lezioni in classi sovraffollate e in edifici con acqua e servizi igienico-sanitari, elettricità, riscaldamenti e impianti di ventilazione insufficienti”. Hadi e Chaiban citano cifre dell’Onu secondo le quali “sarebbero circa 700 gli attacchi contro scuole e personale scolastico in Siria da quando sono iniziate le verifiche di atti di gravi violazioni dei diritti dei bambini. Lo scorso anno sono stati confermati 52 attacchi”. Nonostante la guerra “l’istruzione rimane un faro per milioni di bambini. È un diritto – ribadiscono i due – che dovrebbe essere protetto e preservato. Chiediamo a tutte le parti coinvolte nei combattimenti di interrompere gli attacchi contro strutture e personale scolastico in Siria”. Da qui l’appello: “Continuiamo a supportare l’istruzione in Siria attraverso tanti partner, ma i fondi stanno finendo. Il settore dell’istruzione è cronicamente sottofinanziato. Lo scorso anno, il nostro appello congiunto per l’istruzione ha ricevuto solo un terzo dei fondi richiesti inizialmente. Finanziamenti continuativi e di lungo periodo aiuteranno a colmare il gap e reinserire i bambini nei percorsi scolastici, fornendo loro le competenze di cui hanno bisogno per ricostruire il loro Paese quando tornerà la pace”.