“Il nostro compito di pastori oggi si configura anzitutto come opera di riconciliazione”. Così il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, ha aperto i lavori del Consiglio episcopale permanente, in corso oggi in videoconferenza: “Anzitutto fraterna, assumendo i panni della collaborazione e della solidarietà. Poi politica, ricucendo il tessuto sociale lacerato dalle fatiche economiche e sociali. E ancora con la scienza, nel senso di un’acquisizione responsabile delle conquiste come reale contributo al benessere di tutti”. “Riconciliazione”, ha sottolineato Bassetti facendo eco alle parole pronunciate da Papa Francesco durante gli auguri natalizi alla Curia Romana: “È questa la strada che il Signore ci apre in questo tempo. È un dono da far fruttare con fraternità e solidarietà, per non lasciar cadere nel vuoto la sua chiamata”. Il presidente della Cei ha espresso poi “gratitudine e riconoscenza” al Santo Padre per l’anno di riflessione sull’Amoris Laetitia, che si aprirà il 19 marzo, e per l’anno speciale dedicato a San Giuseppe, avviato l8 dicembre scorso “come invito a scoprire questa figura paterna che accompagna e guida le nostre famiglie”. E’ la paternità, per Bassetti, ciò che caratterizza “l’orizzonte del nostro essere Chiesa quest’oggi, con amore e tenerezza nelle pieghe di vissuti lacerati dalla pandemia”. Un orizzonte che, cinque anni fa, Papa Francesco ha delineato nel Discorso rivolto ai vescovi italiani a Firenze, in occasione del V Convegno Ecclesiale Nazionale. “La Chiesa italiana – affermava il Santo Padre – si lasci portare dal suo soffio potente e per questo, a volte, inquietante. Sia una Chiesa libera e aperta alle sfide del presente, mai in difensiva per timore di perdere qualcosa”. E ancora: “Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà”. “È una visione che ci deve liberare dall’angoscia o dalla paura di sbagliare”, ha commentato il presidente della Cei: “Dobbiamo metterci in cammino, con sguardo che punta oltre le emergenze del momento. Solo così il sogno può diventare realtà per le nostre comunità”.