Giorno della Memoria: Liliana Segre su lettera di Emanuele Filiberto, “non ho parole, preferisco il silenzio”. Il monito, “attenti alla pandemia delle menti”

“Non ho parole, preferisco il silenzio”. Raggiunta telefonicamente dal Sir, Liliana Segre reagisce così alla richiesta di commentare la lettera di “perdono” che Emanuele Filiberto di Savoia II ha voluto inviare agli ebrei per la firma che suo bisnonno, Vittorio Emanuele III, ha messo alle leggi razziali il 5 settembre 1938. La senatrice a vita rimanda quindi alla “dichiarazione” dell’Unione delle Comunità ebraiche in Italia in cui si ribadisce che né l’Ucei né qualsiasi Comunità ebraica “possono in ogni caso concedere il perdono in nome e per conto di tutti gli ebrei che furono discriminati, denunciati, deportati e sterminati”. Vittima di quelle leggi raziali, Liliana Segre preferisce non rispondere al “perdono” dei Savoia: “Se dovessi dire che effetto mi fanno quelle parole, è meglio che non lo dica. Quando ci siamo parlate con Noemi Di Segni, lei mi ha fatto leggere il comunicato dell’Ucei. Ritengo che lo abbiano scritto molto bene. Poi mi ha chiesto se volevo aggiungere qualcosa e io ho risposto: il silenzio”. Sul Giorno della Memoria che come ogni anno si celebra il 27 gennaio, aggiunge: “Come si sa, io sono andata in pensione. Ho dato la mia ultima testimonianza a Rondine. Ho fatto quella scelta per una precisa ragione. Rondine è la ‘Cittadella della pace’. Quest’anno ho quindi detto di no a tutti. Ho scelto il silenzio. Che è diverso dal silenzio nei confronti dei Savoia. Vede, io ho parlato tanto. Ora devono parlare per me le candele della memoria. Devono parlare quelli che mi hanno ascoltato. Il silenzio, volendo, fa un grande rumore”. La senatrice a vita confida di essere rimasta profondamente colpita dalla bimba di 10 anni che si è impiccata per una sfida estrema su TikTok. “Ci sono pericoli invisibili che sono il virus di questo tempo”, dice. “Da nonna, trovo di una gravità enorme questa notizia. Non si dovrebbe parlare di altro. Una generazione che si affaccia alla vita che compie un gesto del genere. E lo ha fatto per cosa? Per il nulla. Questa è la vera pandemia. La pandemia delle menti. Questo mi sento di dire da nonna nel Giorno della Memoria: attenti, attenti, attenti. Può succedere qualunque cosa. La cultura del morte è terribile. Questo è il soggetto su cui impiantare il discorso della Memoria”.

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