Editoria: Rogate Ergo, nel numero di gennaio focus sulla “coscienza”

Si intitola “Di fronte alla coscienza” l’edizione di gennaio 2021 della rivista di animazione vocazionale “Rogate ergo”. Partendo dal presupposto che “la coscienza è stata per secoli considerata la voce indiscussa di Dio che parla dentro l’essere umano”, viene ricordata la definizione del Concilio Vaticano II: “Il sacrario dell’uomo dove egli si trova solo con Dio”. “Nel recente passato la coscienza è stata anche presidio sicuro dell’autonomia individuale – si legge nella nota di presentazione della rivista –; oggi è diventata un brusio indistinto, che provoca molti fastidi, affidati per lo più alla cura degli psicologi”.
Per capire il destino della coscienza, il numero di gennaio di “Rogate ergo” collega l’analisi storica all’attualità attraverso gli articoli dei teologi moralisti Renzo Gerardi e Sabatino Majorano, e spiega qual è il modo di parlare di Dio al cuore dell’uomo con uno studio del biblista Giuseppe De Virgilio. Per meglio ascoltare la voce di Dio la rivista suggerisce l’esame di coscienza quotidiano e di accostarsi con frequenza alla confessione. A questo proposito don Basilio Petrà, già presidente dei moralisti italiani, segnala che “è ancora largamente presente una percezione della confessione come obbligo di sanzione del passato in ordine alla comunione, piuttosto che come luogo di conversione e sorgente di nuova vita”.
Ricordando sacerdoti che nella storia della Chiesa hanno richiamato folle intorno al loro confessionale, come Padre Pio, il curato d’Ars e p. Leopoldo Mandic, la rivista racconta la testimonianza di alcuni confessori di oggi. Don Alessandro Di Medio, parroco a Roma nel quartiere della Garbatella, dice: “Per me confessare è gustare la bellezza dell’agire di Dio nell’anima. Non di rado devo trattenere le lacrime specialmente quando la persona che ho davanti ha confessato una vita di brutture. E poi vedo come il sangue di Cristo spegne le fiamme in cui la persona ardeva e le restituisce la sua dignità. Già solo questo vale accettare tutte le rinunce che essere sacerdote comporta”.

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