“Vanno promossi e sostenuti accordi internazionali per gestire i brevetti in modo da favorire l’accesso di tutti al prodotto ed evitare possibili cortocircuiti commerciali, anche per mantenere il prezzo calmierato pure in futuro. La produzione industriale del vaccino dovrebbe diventare una operazione collaborativa tra Stati, imprese farmaceutiche e altre organizzazioni in modo che possa essere simultaneamente realizzata in diverse zone del mondo”. Lo sostiene la Pontificia Accademia per la vita (Pav) in una nota a firma del presidente mons. Vincenzo Paglia e del cancelliere mons. Renzo Pegoraro. “Di fronte ai gravissimi problemi che si stanno presentando in ordine alla produzione ed alla distribuzione del vaccino per il Covid-19, la Pontificia Accademia per la vita ribadisce con forza l’urgenza di individuare opportuni sistemi per la trasparenza e la collaborazione”, prosegue la nota richiamando l’appello di Papa Francesco, nel Messaggio Urbi et Orbi dello scorso 25 dicembre, alla cooperazione tra Stati, imprese e organismi internazionali per garantire vaccini a tutti, specialmente ai più vulnerabili e bisognosi. La Pav ricorda il documento sull’importanza della vaccinazione e sulle modalità perché il vaccino sia un bene comune di tutti emanato lo scorso 25 dicembre con il dicastero per lo Sviluppo umano integrale nel quale si chiedeva, tra l’altro, di superare la logica del “nazionalismo vaccinale”, intesa come tentativo dei diversi Stati di avere il proprio vaccino in tempi più rapidi, procurandosi comunque per primi la quantità necessaria per i propri abitanti.
Di qui la necessità di “avviare una sinergia positiva valorizzando gli impianti di produzione e distribuzione disponibili nelle diverse aree in cui i vaccini verranno somministrati, sulla base del principio di sussidiarietà”, per evitare che alcuni Paesi “ricevano il vaccino molto in ritardo a causa di una riduzione di disponibilità dovuta all’acquisto previo di ingenti quantitativi da parte degli Stati più ricchi”. E’ urgente, conclude la nota, che i governi nazionali e le organizzazioni dell’Unione europea e internazionali attivino strumenti per “raggiungere gli obiettivi concordati in termini di accessibilità universale”.