Proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2019 al fine di riconoscere all’educazione la sua centralità per il benessere umano e lo sviluppo sostenibile, domenica 24 gennaio si celebra la Giornata internazionale dell’educazione, “la prima – sottolinea in una nota la Fism – a svolgersi in una crisi pandemica mondiale che ha visto aumentare gli indicatori di povertà educativa riguardanti bambini di età scolare e prescolare”. Nella consapevolezza che anche questo appuntamento costituisce un’occasione importante per sottolineare il ruolo chiave dell’educazione sin dai primi anni nell’indicare alle persone i valori nei quali credere, come pure le conoscenze per costruire il futuro, la Federazione italiana scuole materne chiede a Governo, Parlamento e istituzioni “un vero disegno che, anche a vantaggio della ripresa demografica del Paese (sotto la soglia delle 400.000 nascite annue) e nell’ambito delle applicazioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza, sostenga i necessari investimenti nel segmento delle scuole dell’infanzia senza discriminazioni fra quante in diverse forme offrono un servizio pubblico”.
Una richiesta, quella della Fism, che ha avuto risposte solo parziali nel Pnrr e che, afferma il segretario nazionale Luigi Morgano, “necessita di essere assunta come una vera scelta di campo, non soggetta alle instabili contingenze annuali che poi si concretizzano nelle leggi finanziarie lasciando immutato il quadro e di fatto indebolendolo”. “Una grande manovra sull’educazione deve considerare il sistema educativo nazionale nella sua interezza e quindi la funzione pubblica di educazione e istruzione va considerata tanto in relazione alla scuola statale quanto a quella paritaria che, solo nel segmento zero-sei, accoglie più di 500.000 bambini”, continua Morgano. “Va da sé che l’applicazione del Recovery Plan dovrà munirsi di strumenti efficaci a partire dal convenzionamento diretto del Ministero dell’Istruzione con le singole scuole paritarie dell’infanzia no profit, come sono quelle appartenenti alla Fism. Scuole che sono in grado di raddoppiare la loro offerta di posti, se adeguatamente finanziate, contribuendo a consentire uno sviluppo dei servizi educativi per i bambini in età zero-tre anni, di cui l’Italia è carente. Ovviamente lo strumento convenzione – che supera l’aleatorietà dei contributi annuali sempre incerti – necessita di un fondo di dotazione adeguato. Tutto questo nell’interesse del primato delle bambine e dei bambini”. Primato che la Fism “dichiara di perseguire con l’intento di far crescere quell’alleanza educativa già collaudata , del resto, da decenni anche nelle sue scuole”.