“Ciò che accomuna la mafia e il fondamentalismo religioso è la ricerca del potere. Le organizzazioni mafiose che cercano di propiziarsi santi e divinità, appropriandosene indebitamente, lo fanno per un’ostentazione di potere. La violenza non trova alcuna base nelle convinzioni religiose”. Così l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, intervenuto stamani nel corso della terza videoconferenza del progetto educativo antimafia e antiviolenza del Centro studi Pio La Torre. Il progetto, finanziato dal ministero dell’Istruzione, coinvolge centinaia di istituti da Nord a Sud Italia.
All’incontro, aperto dal presidente del centro, Vito Lo Monaco, hanno partecipato in collegamento streaming Peter Ciaccio, pastore della Chiesa Valdese, e Ahmad Abd al Majid Macaluso, imam responsabile per la Sicilia della comunità religiosa islamica. “La religiosità di un mafioso o di un fondamentalista non appartiene alla religione, ma è una deviazione – ha precisato ancora l’arcivescovo Lorefice –. Accade anche nelle feste religiose in Sicilia, spesso nelle mani di organizzazioni extraecclesiali che non hanno alcun interesse spirituale, ma sono folklore e strumentalizzazione di quella manifestazione usata come paravento. Per questo tre anni fa (il 25 gennaio 2019, ndr) ho firmato un decreto che richiede a chiunque voglia iscriversi a una confraternita religiosa di Palermo la presentazione del certificato dei carichi pendenti del casellario giudiziale: gli affiliati alla mafia non possono farne parte”.