Si fermano le messe pubbliche e tutte le attività pastorali in presenza in Portogallo a partire dal 23 gennaio prossimo. Lo ha deciso oggi la Conferenza episcopale portoghese: data l’estrema gravità della situazione pandemica nel Paese, “riteniamo che sia un imperativo morale per tutti i cittadini, e in particolare per i cristiani, prendere il massimo delle precauzioni sanitarie per evitare il contagio, contribuendo a superare questa situazione”. Ed è per questo che è arrivata la decisione dei vescovi, seppure “a malincuore”. Solo pochi giorni fa, il 15 gennaio, il Consiglio permanente aveva indicato di sospendere matrimoni, cresime, battesimi, mentre lasciava la possibilità di celebrare messe e funerali in presenza (e anche la catechesi), in base alle dimensioni degli ambienti. Oggi invece una nuova stretta, alla luce di numeri che crescono velocemente e che ieri hanno registrato un numero record di 219 decessi e 14.647 nuovi contagi. I vescovi chiedono che le celebrazioni vengano trasmesse sui canali digitali, e di attenersi per i funerali alle regole concordate con le autorità competenti. Escluse sono le diocesi delle regioni autonome delle Azzorre e di Madeira, che dovranno dare proprie indicazioni. I vescovi rinnovano la “stima e gratitudine a coloro che, in prima linea negli ospedali e in tutto il sistema sanitario, continuano a lottare con estrema dedizione per salvare vite a rischio” e incoraggiano alla “solidarietà coerente e responsabile di tutti i cittadini, affinché, con la collaborazione di tutti, possiamo superare questa gravissima crisi”.