Combattere la violenza contro le donne e colmare il divario retributivo di genere: sono due dei principi della relazione adottata oggi dal Parlamento europeo che si occupa della strategia per la parità di genere della Commissione per il periodo 2020-2025. Il testo non legislativo è stato adottato con 464 voti favorevoli, 119 contrari e 93 astensioni. Per quanto riguarda la Convenzione di Istanbul, il Parlamento sostiene l’intenzione della Commissione di proporre, nel corso del 2021, delle misure “per raggiungere gli obiettivi della Convenzione, nel caso in cui alcuni Stati membri continuino a bloccarne la ratifica”. I deputati “nutrono profonde preoccupazioni per la natura, la portata e la gravità della violenza e delle molestie sul posto di lavoro e chiedono delle misure vincolanti per definire e impedire che ciò accada”, chiarisce una nota di Bruxelles. “Tra queste, l’accesso a meccanismi sicuri ed efficaci per la denuncia di genere e la risoluzione delle controversie, campagne di formazione e di sensibilizzazione, servizi di supporto e di risarcimento”. Inoltre, i deputati chiedono una direttiva per prevenire e combattere “tutte le forme di violenza di genere, in particolare le mutilazioni genitali femminili, la sterilizzazione e i matrimoni forzati, lo sfruttamento e il traffico sessuale, la violenza sul web e l’incitamento online all’odio verso le donne”.
Per colmare il divario retributivo di genere, la Commissione dovrebbe invece “presentare quanto prima una serie di misure vincolanti in materia di trasparenza salariale”. I deputati sono poi “profondamente preoccupati per il contraccolpo a sfavore dei diritti delle donne in alcuni Paesi Ue, in particolare per il diritto all’aborto e l’accesso a un’educazione sessuale completa in Polonia e per la riforma adottata in Ungheria che attacca i diritti della comunità transessuale e intersessuale”. Il Parlamento chiede che “la situazione dei diritti delle donne e dell’uguaglianza di genere sia continuamente monitorata, comprese le campagne di disinformazione e le iniziative regressive in tutti i Paesi Ue, e che venga messo a punto un sistema di allarme che avvisi quando questi diritti vengono negati”.