In occasione della Giornata della Memoria e della posa della pietra d’inciampo in memoria di padre Placido Cortese, la Veneranda Arca di Sant’Antonio d’intesa con il rettore della basilica di Sant’Antonio di Padova, padre Oliviero Svanera, e la comunità francescana del Santo, collocherà all’interno del Museo Antoniano un “reliquiario-testimonianza” a lui dedicato. L’opera, donata dall’artista Paolo Marcolongo, conterrà al suo interno alcune schegge del muro del bunker in cui padre Cortese fu imprigionato a Trieste dalle SS nel 1944 e un frammento di carta dove il sacerdote e martire appuntò la parola “santo”. Padre Cortese, l’8 ottobre 1944, verso le 13.30, venne chiamato, con l’inganno, fuori del complesso della basilica di Sant’Antonio e catturato dalla SS tedesca per essere portato nella sede della Gestapo a Trieste, dove venne sottoposto a ripetute torture per estorcergli i nomi dei collaboratori del “Fra.Ma”, organizzazione clandestina sorta durante la Resistenza, di cui era diventato punto di riferimento. Ma padre Cortese si chiuse nel silenzio e alla fine venne ucciso, verso la metà di novembre del 1944, e il suo corpo finì nel forno crematorio della tristemente famosa Risiera di San Sabba, campo di sterminio nazista a Trieste.
“Soltanto nel 1995 – testimonia padre Giorgio Laggioni, vicepostulatore della causa di beatificazione – si è saputo che cosa è accaduto a padre Cortese: con il suo ‘martirio’ emerse anche il giusto riconoscimento delle sue virtù umane e cristiane, praticate in vita e in morte, spinto in ogni circostanza dalla carità di Cristo”. Nel 1999 si è aperta la causa di beatificazione e la sua “Positio” è già stata esaminata favorevolmente dai consultori storici e teologi e si è in attesa della promulgazione del decreto sull’eroicità delle virtù.