La pratica del doping nello sport “non solo è un imbroglio, una scorciatoia che annulla la dignità, ma è anche volere rubare a Dio quella scintilla che, per i suoi disegni misteriosi, ha dato ad alcuni in forma speciale e maggiore”. Lo ha detto Papa Francesco in una intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, nella quale risponde ad una trentina di domande, approfondendo in particolare le prime sette, che ruotano attorno ad altrettante parole chiave. “Prendere le scorciatoie è una delle tentazioni con cui spesso abbiamo a che fare nella vita: pensiamo sia la soluzione immediata e più conveniente ma quasi sempre conduce a degli esiti negativi. La scorciatoia, infatti, è l’arte di imbrogliare le carte”, ha sottolineato. Il Papa ha fatto riferimento a chi va in montagna: “la tentazione di cercare scorciatoie per giungere prima alla vetta, anziché percorrere sentieri segnati, nasconde spesso e inevitabilmente un lato tragico. Questo capita anche nell’allenamento delle differenti discipline sportive: l’obiettivo di portare la competizione sempre più al limite può condurre a cercare scorciatoie che possono manifestarsi attraverso qualcuno che dice: ‘Conosco una scorciatoia per arrivare prima’. Il gioco e lo sport in genere sono belli quando si rispettano le regole: senza regole infatti, ci sarebbe anarchia, confusione totale. Rispettare le regole è accettare la sfida di battersi con l’avversario in maniera leale”. Inoltre, ha detto più avanti Papa Francesco, “nello sport non basta avere talento per vincere: occorre custodirlo, plasmarlo, allenarlo, viverlo come l’occasione per inseguire e manifestare il meglio di noi. La parabola di Matteo ci insegna che Gesù è un allenatore esigente: se sotterri il talento, non fai più parte della sua squadra. Dunque avere talento è un privilegio ma anche e soprattutto una responsabilità, di quelle rischiose da custodire”.