“Smettiamo di farci del male collettivamente. Smettiamo di creare divisioni contrarie allo spirito del nostro motto. Smettiamola di far beneficiare della ricchezza del nostro Paese una minoranza secondo la sua affiliazione politica o affinità tribale. Smettiamola di distruggerci. Il nostro Paese ha sofferto troppi complotti esterni con complicità locale”: è l’appello dei vescovi della Repubblica Centrafricana, in un messaggio alla popolazione. “La divisione esacerbata della classe politica e la mancanza di patriottismo – affermano – hanno lasciato il Paese in balia di predatori e mercenari di ogni genere, sovvenzionati in armi ed equipaggiamenti. La guerra che ci è stata imposta, mira a distruggere le profonde aspirazioni del popolo centrafricano, stanco e deluso da infiniti calcoli, conflitti e divisione politiche”. Ieri, 18 gennaio, la Corte costituzionale ha confermato la vittoria del presidente Faustin-Archange Touadéra alle elezioni del 27 dicembre ma c’è ancora incertezza e insicurezza, soprattutto nelle zone ancora controllate da gruppi ribelli. Nei giorni scorsi è stato respinto dalle forze governative e dai caschi blu dell’Onu un attacco nella capitale Bangui. Nel frattempo – riferisce l’agenzia Fides – è stata liberata Bangassou, la città presa a inizio gennaio dai ribelli. Mons. Juan José Aguirre Muñoz, vescovo di Bangassou, ha reso noto l’arrivo, il 14 gennaio, di un battaglione di 150 soldati ruandesi della Minusca (Missione Onu in Centrafrica), che hanno messo in sicurezza la città. In questi giorni i sacerdoti della diocesi hanno distribuito indumenti a oltre 100 persone oltre a olio, ceci e lenticchie e scatolette di tonno. I ribelli, prima di andarsene, hanno saccheggiato negozi e abitazioni e la missione Niakari, a 18 km da Bangassou. I vescovi si dicono “sgomenti” per l’aumento dei saccheggi e la distruzione di locali amministrativi appena restaurati. “Ai politici e ai gruppi armati – scrivono – diciamo che la Repubblica Centrafricana non è proprietà di nessun individuo, clan o gruppo di interesse”. I vescovi lanciano un appello al “dialogo sincero e franco, fraterno e costruttivo, per trovare una pace giusta e duratura, respingendo l’odio, la violenza e lo spirito di vendetta”.