Rimangono soltanto poche ore di vita all’uomo polacco di mezza età, noto soltanto con le iniziali “R.S.”, finito in coma dopo un infarto agli inizi di novembre al quale l’ospedale di Plymouth, Regno Unito, dove è ricoverato, ha sospeso per l’ennesima volta cibo e fluido. I supporti vitali sono stati staccati dopo che il giudice Justice Cohen, del tribunale “Court of protection”, ha deciso di impedire al console polacco e a un medico di visitare il paziente per assicurarsi che non fosse trattato in modo disumano. “Purtroppo il sistema legislativo britannico fa rientrare nel concetto di ‘good care’, la buona cura del paziente questa forma di eutanasia”, spiega Pavel Stroilov, dell’ associazione “Christian Concern”, che fa parte del movimento per la vita britannico. “Il giudice ha deciso che non era nell’interesse di R.S. essere esaminato da un medico polacco benché la mamma sia convinta che l’uomo, cattolico praticante, non avrebbe voluto morire così”, dice ancora Stroilov. “Secondo alcuni specialisti il paziente ha possibilità di recuperare, se curato adeguatamente, ma il sistema britannico impedisce il suo trasferimento in Polonia dove ci sono ospedali pronti ad accoglierlo”. Il caso ha provocato tensioni tra il governo britannico e quello polacco. Il commissario polacco presso la Ue Krzysztof Szczerski ieri ha convocato l’ambasciatore britannico Anna Clunes per discutere del caso e, dopo l’incontro, con un tweet, ha ammesso che “la conversazione è stata difficile”.