Due volumi frutto di un lungo lavoro di ricerca multilaterale ed ecumenica, scritti da un gruppo di esperti, teologici, storici di 14 tradizioni cristiane diverse, su una serie di tematiche etiche: usura, schiavitù, libertà di religione, matrimonio, suicidio. Ma anche il rapporto Stato-Chiesa e il coinvolgimento delle fedi religiose nelle guerre e nel lavoro di peace-building. Mentre è in corso la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, in un periodo storico dove le Chiese e i leader cristiani hanno intensificato la collaborazione ecumenica nelle crisi e a favore dei più poveri, la ricerca teologica non si è fermata. A Ginevra, nella sede del Consiglio mondiale delle Chiese, la “Commissione Fede e Ordine” ha fatto una scelta coraggiosa: quella di mettere al centro della ricerca le tematiche etiche, che sono spesso causa di “tensioni e disaccordi all’interno e tra le Chiese”, e di aiutare così la comprensione reciproca e il dialogo. Al “tavolo” si sono seduti ortodossi, cattolici, anglicani e vetero-cattolici, protestanti e pentecostali. Due i volumi: nel primo “Chiese e discernimento morale. Volume 1 – Imparare dalle tradizioni”, gli studiosi descrivono come la rispettiva Chiesa si impegna nei processi di discernimento morale, chi vi partecipa, quali fonti utilizza e come queste fonti interagiscono tra loro. Nel secondo, “Chiese e discernimento morale. Volume 2 – Imparare dalla storia”, gli studiosi passano in rassegna le diverse tematiche, cercando anche di descrivere come e perché le Chiese hanno modificato o cambiato la loro comprensione. Vengono presi in esame ben 19 casi storici di “discernimento morale”. In questo modo, nel volume vengono analizzati alcuni dei periodi più bui della storia mondiale delineando come e con quale approccio le Chiese li hanno vissuti. Si ripercorre, per esempio, il lungo processo che c’è stato all’interno della Chiesa metodista africana per delegittimare la schiavitù al tempo del colonialismo britannico. Nella sezione che esamina invece il rapporto tra Chiesa e Stato, viene preso in esame il ruolo che le singole Chiese hanno svolto in tre distinte situazioni di crisi: l’apartheid in Sud Africa, la dittatura militare in Brasile e il nazismo in Germania. C’è poi la parte dedicata al discernimento morale sulla partecipazione alla guerra e su come cioè le Chiese rispondono quando si trovano in momenti critici di fronte a realtà di conflitto. Ovviamente vengono trattate anche le tematiche del matrimonio (contraccezione, poligamia, matrimoni interreligiosi). E riguardo al suicidio, viene preso in esame l’approccio cattolico e la sua evoluzione, passando cioè da una condanna ferma, insita nel suo insegnamento ufficiale fino al 19° secolo, ad “un approccio caso per caso”, tanto che, dopo il Concilio Vaticano II, il rifiuto dei funerali dopo il suicidio è stato eliminato dal diritto canonico. Uno dei risultati importanti degli studi – scrive Simone Sinn nell’introduzione al volume 2 – è che l’approccio delle Chiese alle questioni etiche non è statico ma in continuo movimento nello sforzo di mettersi continuamente in gioco di fronte alla percezione e comprensione dei fenomeni. E questo per varie ragioni. Le Chiese si sono rese conte di essere state nel passato “complici in sistemi di potere ed egemonia” contribuendo ad un “fallimento morale” delle società; hanno imparato a prendere in considerazione anche le “nuove informazioni fornite dalle scienze umane” e gli effetti che alcuni loro insegnamenti possono avere sulla persona umana.