La Svizzera ha sbagliato, la donna aveva il diritto di chiedere la carità: questo dice oggi la Corte europea dei diritti umani, contraddicendo le autorità ginevrine che nel 2014 avevano inflitto una multa di 500 franchi a una donna rom che mendicava per le strade di Ginevra e, non potendo la donna pagare la multa, l’aveva incarcerata per 5 giorni. Secondo la Corte, poiché la donna apparteneva a una famiglia estremamente povera, era analfabeta, non aveva lavoro e non riceveva alcun sostegno sociale, “mendicare era per lei un modo per sopravvivere”.
In quella situazione di “vulnerabilità manifesta”, la donna “aveva il diritto, per una questione di dignità umana, di poter esprimere la sua condizione di miseria e cercare di rimediare qualcosa per i propri bisogni con la mendicità”. Nemmeno la multa inflitta, scrive la Corte, è stata “una misura proporzionata né per la finalità della lotta alla criminalità organizzata, né per tutelare i diritti dei passanti, residenti e proprietari di esercizi commerciali”. Nella nota della Corte si fa anche un riferimento alla legge penale del cantone di Ginevra che vieta l’accattonaggio e si legge: “Un divieto generale di un determinato comportamento è una misura radicale che richiede una solida giustificazione e un controllo particolarmente serio da parte dei tribunali che sono autorizzati a valutare tutti gli interessi in gioco”. Ora la Svizzera dovrà pagare una multa di 922 euro alla donna, per “danno morale”.
Qui la sentenza: https://t.co/FueD7uu5uW?amp=1.