“Questo Rapporto è lo specchio di aspetti difficili e angoscianti del nostro passato. Non possiamo più fuggire da verità estremamente dolorose su come, collettivamente e individualmente, non siamo riusciti a prenderci cura delle donne vulnerabili e dei loro figli”. “Sia la Chiesa che lo Stato hanno ora il dovere di porgere profonde scuse a tutte le donne e ai bambini che sono passati per queste case, alle loro famiglie e alla gente del paese”. Nell’omelia pronunciata ieri l’arcivescovo eletto di Dublino, mons. Dermot Farrell, torna a parlare del Rapporto presentato la scorsa settimana sulle “Mother and Baby Homes”, la case e gli istituti per ragazze madri dove venivano fatti nascere bimbi in modo clandestino. “Come società e Chiesa, abbiamo perso di vista il dono che è ogni bambino. Abbiamo avuto cura di alcuni bambini e delle loro necessità, mentre altri sono stati trattati come problemi. Siamo scioccati dal fatto che questi luoghi esistessero” e la loro esistenza “è un’accusa schiacciante della società irlandese”. “C’è da sperare che la comprensione del nostro passato possa darci il coraggio morale di fare qualcosa nel presente per cambiare la vergognosa realtà in cui in questo momento altre persone stanno ancora vivendo oggi”. Il pensiero quindi dell’arcivescovo va ai migranti che vengono vittime di traffico in Irlanda e a quelli nei centri di detenzione e di assistenza, alle donne costrette a prostituirsi, alle “migliaia di bambini in questo paese che non hanno un posto che possano chiamare casa”. “L’elenco – dice l’arcivescovo – può continuare all’infinito”. E conclude: “Il nostro peccato contemporaneo potrebbe essere quello di sostituire l’economia alla coscienza, di dichiarare che semplicemente non possiamo permetterci strutture adeguate o prenderci cura delle nostre persone vulnerabili”. “La nostra fede cristiana ci chiede di prendere la croce per non imporla agli altri”.