Il dramma di Manaus, rimasto senza ossigeno e con più di 200 sepolture quotidiane, e l’inizio delle vaccinazioni a San Paolo (la prima è stata un’infermiera di colore) sono i due fatti salienti che hanno caratterizzato la presenza della pandemia in Brasile nel fine settimana. In un video diffuso sabato, il presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), dom Walmor Oliveira de Azevedo, arcivescovo di Belo Horizonte, ha affermato che “la gravissima situazione nella città di Manaus è un appello urgente per i cristiani e per tutte le persone sensibili alla sofferenza degli altri, è il tempo si portare aiuto”. Il presidente della Cnbb ha affermato che l’episcopato brasiliano “collaborerà per portare ossigeno agli ospedali della capitale dell’Amazzonia”, chiedendo a dirigenti d’azienda, imprenditori e classe politica di intervenire ed essere solidali. Ancora una volta, come ha già fatto più volte nelle ultime settimane, ha rinnovato la richiesta di vaccinazione urgente e ha denunciato “gli speculatori che traggono profitto dalle perdite altrui”.
Per dom Oliveira de Azevedo, l’aggravarsi della pandemia in tutto il Brasile mostra “la fragilità della pianificazione nelle azioni del potere pubblico”.
Sulla situazione di Manaus si esprime anche dom Erwin Krautler, vescovo emerito della Prelatura dello Xingu e presidente di Repam Brasile: “Ho sentito un medico, in un ospedale, piangere ed esprimere la sua disperazione per la mancanza di ossigeno”. E aggiunge: “Non è possibile che il Brasile dimentichi il popolo dell’Amazzonia in un’ora così crudele e si copra le orecchie di fronte al grido di coloro che stanno morendo, delle loro famiglie e degli operatori sanitari, che non possono prendersi cura dei malati per mancanza di ossigeno e assistono passivamente al fatto che i malati muoiono asfissiati per mancanza di ossigeno, in condizioni terribili”.