“Più che all’usura bisogna guardare ad altri modi con cui la criminalità aggredisce l’economia, con volumi d’affari molto più grandi e meccanismi più complessi. Ora dispongono di fondi di investimento, cercano di rilevare enormi asset industriali, usano i non performing loans (Npl).” Lo sostiene il prefetto Vittorio Rizzi, vice capo della Polizia e coordinatore dell’Organismo permanente di monitoraggio e analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso, istituito con decreto dal capo della Polizia, in un’intervista pubblicata nell’ultimo numero della rivista di Libera e Gruppo Abele “lavialibera”. Gli Npl sono i crediti deteriorati, che difficilmente possono essere saldati. La loro compravendita è uno strumento di investimento e anche di riciclaggio. Secondo il prefetto Rizzi, “è presumibile che le organizzazioni criminali possano inserirsi nel mercato dei crediti deteriorati, ricorrendo a prestanome e società di copertura e approfittando di alcuni varchi offerti dal mercato e dalla normativa”, ad esempio inserendosi nel settore del recupero dei crediti “per conto degli investitori che li abbiano comprati dalle banche”. “Abbiamo notizie certe di criminali che hanno investito in fondi – spiega il prefetto Rizzi –. È un argomento che trattiamo, ma rimane accademia perché nel momento in cui lo scopriamo è tardi ed è legale”.
Nel dossier viene approfondito il ruolo e le funzioni dell’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia che contrasta il riciclaggio delle ricchezze frutto di attività illecite attraverso le cosiddette segnalazioni di operazioni sospette (Sos), movimenti di denaro sospetti spesso l’anticamera a contestazioni più gravi in sede penale. Dalle Sos analizzate con la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo (Dnaa), sono nate 23 indagini sugli affari illeciti delle mafie legate al Covid. “Quest’anno – rivela a lavialibera Claudio Clemente, direttore dell’Uif – abbiamo superato le 110mila Sos, in crescita rispetto al 2019. A fine ottobre quelle legate all’emergenza Covid erano circa 1.700″.
Di queste, una parte significativa risale alla prima fase della pandemia ed è legata a sospetti di truffe e illeciti nella fornitura di strumenti e dispositivi sanitari. Nella fase successiva emergono sospetti di infiltrazioni della criminalità nelle imprese e di utilizzo illecito di fondi pubblici destinati al sostegno economico. Tra il 1° marzo e il 15 ottobre l’Uif della Banca d’Italia ha ricevuto 67.382 segnalazioni di operazioni sospette, +8% rispetto allo stesso periodo del 2019. Il 99,2% dell’aumento è riferibile al solo riciclaggio. A fronte di una diminuzione al Nord, in particolare in Lombardia (-7,4%) e Liguria (-14,3%), nel resto del Paese le Sos sono in aumento: +32,5% nel Lazio, +22% in Puglia, +21% in Calabria, +16% in Campania e +15% in Sicilia.