Il telelavoro è una gran cosa ma non bisogna “scivolare in una cultura della disponibilità dei dipendenti 24 ore su 24”: è il Comitato economico e sociale europeo (Cese/Eecs) che lo dice oggi, dopo aver dedicato un seminario ad approfondire l’argomento per verificare se le normative europee e i contratti sindacali garantiscono a sufficienza i diritti e le condizioni di lavoro per chi fa smart working, una fetta di lavoratori che, secondo i dati Cese, è passata velocemente dal 5 al 50% in questi mesi pandemici. Autonomia, flessibilità, migliore conciliazione casa-lavoro, sono su un piatto della bilancia, ma dall’altra parte c’è una invasione di campo del lavoro nella vita privata, con lavoratori che sono sempre in “modalità on” e con danni per la salute fisica e mentale per stress, depressione e burn-out legati all’isolamento. Il tema telelavoro sarà oggetto di una conferenza di alto livello che si terrà a marzo su iniziativa del Portogallo, presidente Ue di turno, mentre il Parlamento europeo sta pensando a una iniziativa legislativa sul tema, che prenda in considerazione il diritto alla “disconnessione”.