“Abbiamo capito meglio che non saranno i muri a salvarci, ma il remare insieme – come ha detto Papa Francesco – nella stessa barca che affronta questa tempesta. Da soli non ce la facciamo”. È quanto scrive mons. Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino e presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della Cei, nell’introduzione al Sussidio per la XXXII Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei che si celebra il prossimo 17 gennaio. Al centro della riflessione comune, la Giornata quest’anno pone il libro di Qohelet che, ricorda il vescovo, “mette in discussione il senso della vita davanti al comune destino della morte”. “Non ci poteva essere migliore coincidenza di questa che affrontare assieme, ebrei e cattolici, le domande che ci vengono da questo tempo di dolore e di morte”, osserva Spreafico. In effetti la pandemia ci ha posto tutti “di fronte alla morte e alla fragilità dell’essere umano”. “Quel sapere, che sembrava renderci padroni assoluti del creato, ha faticato e fatica ancora a opporsi a questo virus”. Da qui un auspicio ed un invito: “Mentre speriamo che presto vengano trovati un vaccino o una cura adeguata per contrastare il virus, sentiamo la responsabilità personale, nei comportamenti e nei pensieri, di far sì che la pandemia si fermi e che i suoi risvolti negativi sulla vita sociale e economica non si aggravino”. Nell’introduzione al Sussidio di quest’anno, il vescovo Spreafico parla con preoccupazione dei “rigurgiti pericolosi di antisemitismo” che purtroppo ancora tornano periodicamente a turbare la nostra società. Secondo l’Osservatorio antisemitismo della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec), nel primo trimestre del 2020, ci sono stati ben 79 atti di antisemitismo contro i 63 dello stesso periodo del 2019 e i 37 del 2018. “Insieme – scrive il vescovo – siamo chiamati a condannare i reciproci stereotipi legati alle nostre religioni, che trovano nella libertà della rete la possibilità di divulgazione esponenziale. Insieme dobbiamo proporre nuove strade e ponti per il dialogo anche virtuali. Insieme dobbiamo costruire un nuovo linguaggio che ci aiuti a raggiungere le nuove generazioni per crescerle insieme nel rispetto dell’altro. La pandemia ci ha dato l’opportunità di riflettere sul pericolo dell’infodemia: cogliamola insieme”. Riguardo invece ai cattolici, mons. Spreafico osserva: “La Chiesa cattolica ha fatto molti passi nei confronti dell’ebraismo e ha offerto documenti e riflessioni che hanno contribuito a un nuovo modo di presentare l’ebraismo nella catechesi, nella predicazione, nell’insegnamento”. “Questo processo di comprensione e di dialogo non è certo concluso, ma ha ancora bisogno di essere recepito e diventare cultura, cioè modo di pensare, di parlare, di scrivere e di vivere”.