Favorire l’equilibrio dell’occupazione nel settore del lavoro domestico dove è necessario e urgente anche affermare la dignità del lavoro, nel rispetto della Convenzione Ilo 189 e dei venti punti del Pilastro europeo dei diritti Sociali adottato il 17 novembre 2017 da Parlamento europeo, Consiglio e Commissione europea. E’ questa la finalità della “Piattaforma programmatica degli interventi normativi” essenziali definita dalle parti sociali firmatarie della contrattazione nazionale di settore – i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Federcolf, e le associazioni datoriali Fidaldo (costituita da Nuova Collaborazione, Assindatcolf, Adld e Adlc) e Domina – presentata al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al ministro per gli Affari europei Vincenzo Amendola, al ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio, al ministro del Lavoro Nunzia Catalfo e al ministero della Famiglia. Sono cinque le azioni proposte dalle parti sociali per restituire dignità al settore: “l’adozione del trattamento economico di malattia a carico dell’Inps, compatibile con quelle riservate alla generalità dei dipendenti; l’estensione della normativa di tutela della maternità e della genitorialità, comparabili con quelli riconosciuti alla generalità delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri; il riconoscimento ai datori di lavoro della deducibilità dal reddito di tutte le retribuzioni corrisposte ai lavoratori domestici e dei contributi obbligatori; l’istituzione di un assegno universale per la non autosufficienza e detraibilità fiscale dei contributi versati per i lavoratori addetti all’assistenza personale di soggetti non autosufficienti”. Prioritario per le parti sociali anche l’immediato ripristino dei “Decreti flussi” annuali, con la previsione di adeguate quote riservate al settore domestico e l’approvazione della c.d. Legge “Ero straniero”. Il lavoro domestico interessa 2,5 milioni di famiglie datrici di lavoro e più di 2 milioni di lavoratrici e lavoratori colf e badanti, oltre ai 9,5 milioni di cittadini in Italia che usufruiscono delle prestazioni; più dell’88% dell’occupazione è femminile; i lavoratori stranieri sono oltre il 73% e più del 44% sono cittadini Ue; oltre il 45% dell’occupazione è riconducibile al lavoro di cura e assistenza familiare.