“Con il suo carattere universale”, il Motu Proprio “Spiritus Domini” è “una conferma del cammino della Chiesa nel riconoscere il servizio ‘di tante donne che hanno curato e curano il servizio alla Parola e all’Altare'”. È quanto si legge nella dichiarazione appena diffusa dall’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg) per esprimere gratitudine al Papa e a “tutti e tutte coloro che hanno contribuito nello studio e ricerca per questo nuovo passo che vede la partecipazione ministeriale delle donne nella Chiesa”.
“Ci piace cogliere – affermano ancora le superiore generali – che il titolo del Motu Proprio sia Spiritus Domini. Come dice il Santo Padre, nella lettera rivolta al card. Ladaria, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, la decisione che possano essere istituiti come lettori o accoliti non solo uomini ma anche donne è un segno e una risposta al ‘dinamismo che caratterizza la natura della Chiesa’, dinamismo che è proprio dello Spirito Santo che costantemente interpella la Chiesa nell’obbedienza alla Rivelazione e alla realtà”.
“Guardando Gesù, rinnoviamo la nostra comune dignità battesimale di figli e figlie in Lui, di fratelli e sorelle – si legge ancora nella dichiarazione che richiama la data scelta per il documento, lo scorso 10 gennaio, solennità del Battesimo del Signore -. A partire dalla fonte battesimale e poi dall’unzione crismale noi tutti/e battezzati e battezzate siamo resi/e partecipi della vita e missione di Cristo e siamo resi/e capaci del servizio alla comunità”.
Per l’Uisg “il poter contribuire alla missione della Chiesa, condividendo i ministeri, aiuterà a comprendere, come dice il Santo Padre nella lettera, che in questa missione ‘siamo ordinati l’uno all’altro’, ministri ordinati e non ordinati, uomini e donne, in un rapporto vicendevole. Questo rafforza la testimonianza evangelica della comunione”. In tanti posti “le donne, e specialmente le donne consacrate, secondo gli orientamenti dei vescovi, svolgono vari ministeri pastorali rispondendo alle necessità dell’evangelizzazione”, concludono le superiore generali.