Nell’anniversario dell’undicesimo anno dalla rivolta di Rosarno, le condizioni di vita e di lavoro dei braccianti agricoli stranieri impiegati nella raccolta agrumicola nella Piana di Gioia Tauro appaiono “quanto mai drammatiche, non solo per il persistere dei fenomeni di grave sfruttamento lavorativo, ma per la crescente precarietà delle condizioni socio-abitative e di salute”. Lo denuncia oggi Medici per i diritti umani (Medu). Il Coronavirus ha trovato infatti terreno fertile presso gli insediamenti precari “dove la promiscuità abitativa e le pessime condizioni igienico-sanitarie hanno favorito una rapida diffusione del contagio”. Il sistema sanitario locale, informa Medu, “più volte commissariato e gravemente carente in termini di risorse umane ed economiche, non è riuscito a pianificare e mettere in atto misure efficaci – in termini di screening e contenimento del virus – a tutela della salute della popolazione degli insediamenti precari e di tutta la collettività”. Secondo l’organizzazione medico-umanitaria la “mancanza di informazione sul virus e sulle modalità per la prevenzione e il contenimento, assenza di misure di supporto al reddito, necessità legate alla sopravvivenza hanno contribuito a rendere nel complesso inefficaci le poche misure sanitarie adottate”. Medu è presente da sette anni nella Piana di Gioia Tauro con una clinica mobile e fornisce assistenza sanitaria e supporto legale ai lavoratori agricoli che vivono nella tendopoli di San Ferdinando, nel campo container di Rosarno e nei casolari abbandonati nelle campagne dei comuni limitrofi, senza luce, acqua e servizi igienici. Si stima che siano presenti oltre 1.500 persone, con affluenza in aumento. A San Ferdinando ci sono cumuli di rifiuti all’esterno e all’interno dell’insediamento. Si tratta di giovani richiedenti asilo e rifugiati provenienti dall’Africa subsahariana occidentale. Medu chiede con urgenza di adottare, tra l’altro, “azioni capillari di screening, predisposizione di alberghi Covid per l’isolamento dei casi positivi, pianificazione di un piano di vaccinazione che raggiunga tutta la popolazione, inclusa quella degli insediamenti precari, ammortizzatori sociali o misure di supporto al reddito per le persone costrette all’isolamento”.