“Con il Motu Proprio Spiritus Domini, Papa Francesco porta dunque a maturazione un processo avviato nel 1972 da san Paolo VI”. A farlo notare è mons. Angelo Lameri, ordinario di Liturgia alla Pontificia Università Lateranense, commentando il Motu Proprio “Spiritus Domini” sull’accesso delle donne ai ministeri del lettorato e dell’accolitato. “Sarebbe fuorviante ridurre la nuova disciplina introdotta a mera ‘promozione’ della donna, della quale la Chiesa deve sempre più riconoscere il ruolo anche nei luoghi dove vengono prese le decisioni importanti – il monito del presule – o come una prima apertura alla sua ammissione al presbiterato, per la quale vi è già stato un pronunciamento magisteriale di carattere definitivo, o al diaconato, ancora oggetto di studio di un’apposita Commissione”. “Si tratta propriamente di un riconoscimento del laicato e del suo ruolo nella Chiesa, nella direzione della declericalizzazione di una ministerialità che, tra l’altro, non può essere intesa ed esercitata solo nell’ambito della liturgia”, spiega Lameri, ricordando che “il ministero del lettore non si esercita solo nella proclamazione delle pericopi non evangeliche nella celebrazione, ma anche nell’annuncio della parola di Dio perché germogli e fruttifichi nel cuore degli uomini. L’accolito non è istituito solo per il servizio all’altare, ma anche per testimoniare un sincero amore per il corpo mistico di Cristo e specialmente per i deboli e i malati”. Si tratta, in altre parole, “di svolgere una missione ecclesiale in quelle realtà aperte all’evangelizzazione che san Paolo VI aveva indicato come campo dell’attività laicale: l’amore, la famiglia, l’educazione dei bambini e degli adolescenti, il lavoro professionale, la sofferenza”. Non ci sono due “binari paralleli”: da un lato, i ministeri del lettore e dell’accolito, istituiti con apposito rito liturgico, riservati solo a uomini, validi per tutta la Chiesa latina, obbligatori per chi deve accedere al diaconato e/o al presbiterato e, dall’altro, “altri ministeri, aperti anche alle donne e legati a determinate esigenze delle Chiese locali, per i quali non si specifica il rito liturgico per il conferimento”. C’è invece una “feconda reciprocità” dei ministeri laicali con il ministero ordinato. “Anche i candidati all’Ordine sacro ne troveranno giovamento”, afferma Lameri: “nell’esercizio dei ministeri del Lettorato e dell’Accolitato, accanto ad altri uomini e donne, sperimenteranno il servizio ecclesiale e il loro cammino verso i sacri Ordini non come un progressivo possesso di poteri che si assommano l’uno all’altro, ma come condivisione della missione di tutto il popolo di Dio nel quale ciascuno, rispondendo con generosità alla propria vocazione, si riconosce come servo di Cristo e dei fratelli”.