Dare una “risposta definitiva” ai lavoratori dell’azienda Goldoni-Lovol Arbos e alle loro famiglie. A chiederlo è l’arcivescovo Erio Castellucci, amministratore apostolico della diocesi di Carpi, intervenendo in merito agli sviluppi della vertenza aziendale in corso. “Seguo con preoccupazione e partecipazione la vicenda dell’azienda Goldoni-Lovol Arbos e sono vicino ai lavoratori che in questi giorni hanno iniziato ulteriori azioni a tutela del posto di lavoro con il presidio organizzato presso lo stabilimento produttivo”, esordisce il presule esprimendo “gratitudine alle istituzioni locali e regionali, alle organizzazioni sindacali e imprenditoriali che si sono attivate come mediatori per agevolare il confronto con la proprietà, affinché si possa arrivare ad una soluzione positiva della vertenza in atto”. A questo fine Castellucci sollecita “chiunque abbia responsabilità a perseguire ogni concreta mediazione, per dare una risposta definitiva ai lavoratori che da anni convivono on una condizione di precarietà e incertezza sul futuro delle loro famiglie. L’attuale momento, segnato dalle conseguenze della pandemia a livello economico e sociale, impone da parte di tutti i protagonisti scelte responsabili ispirate ad una visione solidaristica dei rapporti economici e commerciali, e non esclusivamente a logiche di profitto”.
Facendo sue le parole di Papa Francesco all’udienza generale dello scorso 26 agosto, l’arcivescovo ricorda che “quando l’ossessione di possedere e dominare esclude milioni di persone dai beni primari; quando la disuguaglianza economica e tecnologica è tale da lacerare il tessuto sociale; e quando la dipendenza da un progresso materiale illimitato minaccia la casa comune, allora non possiamo stare a guardare”. Nello stesso tempo siamo chiamati a reagire anche se, aveva detto Papa Francesco, “davanti alla pandemia e alle sue conseguenze sociali, molti rischiano di perdere la speranza. In questo tempo di incertezza e di angoscia, invito tutti ad accogliere il dono della speranza che viene da Cristo. È Lui che ci aiuta a navigare nelle acque tumultuose della malattia, della morte e dell’ingiustizia, che non hanno l’ultima parola sulla nostra destinazione finale”.