Cristiani perseguitati: Asia Bibi ad Acs, “Pakistan aiuti le ragazze convertite a forza e costrette a sposarsi. Cambiare la legge sulla blasfemia”

Un appello al Primo Ministro del Pakistan, Imran Khan, perché “aiuti le nostre ragazze, abusate sessualmente, convertite con la forza e costrette a sposarsi”. A lanciarlo è Asia Bibi, la donna cristiana, condannata a morte l’11 novembre del 2010 con l’accusa di blasfemia e poi assolta 8 anni dopo dalla Corte Suprema. Da 15 mesi la donna pakistana – il cui caso ha suscitato forti proteste da parte di gruppi cristiani e di organizzazioni per la difesa dei diritti umani che chiedevano di cancellare o rivedere la legislazione nazionale sulla blasfemia – vive in Canada insieme alla sua famiglia. “Queste ragazze sono perseguitate e nessuna deve soffrire. Consiglio ai genitori di non lasciare mai sole le proprie figlie” dichiara Asia Bibi in una video intervista rilasciata ad Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), la fondazione pontificia che sin da subito ha sostenuto la causa della donna pakistana facendola conoscere in tutto il mondo con iniziative significative come illuminare di rosso, “il colore del sangue dei martiri”, importanti monumenti quali il Colosseo e la Fontana di Trevi a Roma, la Cattedrale e l’Abbazia di Westminster a Londra, il Cristo Redentore a Rio de Janeiro e la Basilica del Sacro Cuore a Parigi. Ricordando i casi di due bambine cristiane rapite, convertite a forza e costrette a sposare i loro rapitori, Asia Bibi ricorda che “il Pakistan è di tutti i cittadini pakistani. Le minoranze religiose hanno diritto di cittadinanza e la legge pakistana prevede che ognuno abbia la libertà. Essa deve essere garantita e rispettata”. Da qui un secondo appello al premier Khan: “Quando il Pakistan venne fondato, il padre fondatore, Jinnah Muhammad Ali, nel suo discorso di apertura ha garantito libertà religiosa e di pensiero a tutti i cittadini. Faccio appello al premier pakistano, specialmente per le vittime della legge sulla blasfemia e per le ragazze convertite con la forza, perché tuteli e protegga le minoranze che sono anch’esse pakistane. Da vittima offro il mio esempio: ho sofferto molto e vissuto molte difficoltà. Ora sono libera e spero che questa legge possa essere soggetta a cambiamenti che vietino ogni suo abuso”. Nella video intervista Asia Bibi parla anche della sua prigionia e ringrazia tutti coloro che hanno pregato per lei e che si sono impegnati per farle ottenere la libertà: “Ringrazio Dio e quanti hanno pregato per me e per la mia liberazione che per me è un motivo di gioia. Dio mi ha liberata dalle difficoltà in cui mi trovavo. In questi 10 anni di false accuse ho sofferto molto per la mancanza della mia famiglia. Nessuna madre vorrebbe essere separata dai propri figli. Sono stata molto male anche fisicamente. Nel contempo ho sentito forte la presenza di Dio”. A sostenere Asia Bibi durante la prigionia la preghiera del Rosario con una coroncina di Papa Francesco: “La preghiera è il modo per relazionarsi con Dio e nel Vangelo è scritto che chiunque seguirà Cristo verrà perseguitato. Per restare saldi nella fede la preghiera è necessaria. Ho due coroncine del Papa, una è rimasta in Pakistan, l’altra è sempre con me e ogni giorno recito il Rosario per la fede e per i perseguitati in Pakistan. Ringrazio Papa Francesco e Benedetto XVI che è intervenuto per me e ringrazio Acs, tutti i benefattori e tutti gli italiani”. Infine un impegno: “Offro la mia disponibilità per dare visibilità alla condizione delle persone perseguitate come me a causa della fede”. E all’invito a venire in Italia del direttore di Acs Italia, Alessandro Monteduro, la risposta di Asia Bibi: “Mi piacerebbe molto vedere Roma e incontrare il Papa e voi tutti, come anche visitare i luoghi santi a Gerusalemme”.

“Ciò che colpisce parlando con Asia Bibi, non solo in occasione dell’intervista, è la sua serenità nutrita da una Fede profonda” dichiara al Sir, Monteduro,  che ha intervistato la donna pakistana. “Ciò che lei ha vissuto l’ha resa simbolo per tutti noi della sopportazione nella persecuzione. Oggi Asia si dice disponibile a divenire la testimonial dei milioni di Cristiani perseguitati. Mette dunque a disposizione di tutti noi la sua prova. È un ruolo al quale potrebbe tranquillamente sottrarsi per dedicarsi, dopo dieci anni di prigionia, alla propria famiglia e a se stessa. E invece decide di intraprendere un nuovo percorso che, per le comunità cristiane oppresse, per esempio per le tante adolescenti appartenenti alle minoranze religiose rapite e schiavizzate, può essere decisivo. Anche gli appelli al suo Primo Ministro non sono banali esternazioni. Vengono da una donna la cui vita sarà sempre a rischio. La ospiteremo in Italia appena possibile – conclude il direttore di Acs Italia – e sono certo che non mancherà l’abbraccio dell’intera comunità cattolica italiana che mai nella preghiera l’ha abbandonata”.

 

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