“Non accetterò che questo regime sia il destino del mio Paese, non riesco a capire perché il mondo stia a guardare, non permetterò che il popolo bielorusso si arrenda”. Così Svetlana Tikhanovskaya, già candidata alle elezioni presidenziali bielorusse del 9 agosto scorso nel suo intervento alla riunione del Comitato affari politici dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa di oggi. Lunga la lista di persone dell’opposizione che si trovano in carcere, ha denunciato Tikhanovskaya, a partire dal marito, fino a Maria Kolsnikova, rappresentante dell’opposizione rapita ieri. È “assolutamente inaccettabile” la situazione del Paese, dove violazioni di diritti e libertà sono la risposta alle manifestazioni pacifiche contro il “regime illegittimo” di Lukaschenko: “Nessuno riconosce il risultato delle elezioni di agosto”. L’appello di Tikhanovskaya: “Abbiamo bisogno di pressioni su questo regime, che vengano imposte sanzioni, che siano liberati i prigionieri politici e si avvii un cammino di riforme”. E ha concluso: “I bielorussi lottano per i valori espressi dal Consiglio d’Europa, che sono opposti a quelli del regime”.
Al suo intervento ha risposto Andrei Savinykh, presidente della commissione Affari internazionali del parlamento bielorusso, secondo cui le manifestazioni di piazza “sono violente” e sono “coordinate attraverso le reti sociali da gruppi dall’estero” e le forze di polizia inviate per “ridurre le tensioni” vengono attaccate con violenza. Secondo Savinykh “le sanzioni non sono un modo costruttivo di cooperare; la situazione deve evolvere, servono cambiamenti e ci stiamo lavorando”, ha affermato Savinykh. “Siamo pronti a dialogare sul cambiamento ma questo deve avvenire nel rispetto della legge non sotto la pressione delle piazze”. In mattinata intanto il segretario generale del Consiglio ha diffuso una dichiarazione di “grave preoccupazione sulle ultime minacce ai diritti umani alla Bielorussia”. Secondo Marija Pejčinović Burić, “c’è il pericolo che la Bielorussia vada alla deriva verso uno stato di illegalità e persecuzione politica”; da qui l’invito alla leadership della Bielorussia “a porre fine a questi sviluppi repressivi” e la disponibilità a offrire sostegno a “un dialogo equo e aperto con la società civile al fine di preparare e condurre senza indugio le riforme necessarie”.