Le Conferenze nazionali dei religiosi e delle religiose di America Latina e Caraibi chiedono ai Parlamenti nazionali del continente di ratificare l’Accordo di Escazú. Lo si legge in una nota diffusa ieri dalla Clar, la Confederazione dei Caraibi e latinoamericana dei religiosi e religiose. Firmato il 4 marzo 2018, il documento ha l’obiettivo di combattere diseguaglianze e discriminazioni e di promuovere uno sviluppo sostenibile, nell’attenzione all’ambiente e alle popolazioni. Il trattato del 4 marzo 2018, firmato da 22 dei 33 Paesi della regione, “mira a combattere la disuguaglianza e la discriminazione, nonché a garantire i diritti di tutte le persone a un ambiente sano e allo sviluppo sostenibile”, ma per entrare in vigore il 26 settembre deve essere ratificato da almeno 11 Paesi, cosa fatta finora da soli nove Paesi (Antigua e Barbuda, Bolivia, Ecuador, Guyana, Nicaragua, Panama, Saint Kitts e Nevis, Saint Vincent e Grenadine e Uruguay).
La nota della Clar mette in evidenza che il trattato è il primo che “mette in evidenza la relazione diretta tra i diritti umani e ambientali nella regione dell’America Latina e Caraibi” e il primo “strumento vincolante per salvaguardare la vita delle persone che difendono l’ambiente e la vita dei territori e per proteggere tutte le forme viventi, in difesa del patrimonio ambientale collettivo”. La Clar fa notare che lo stesso segretario generale dell’Onu, Antonio Gutiérrez, ha sottolineato l’importanza del trattato, anche per la possibilità che esso possa “affrontare l’impatto della pandemia di Covid-19 e stabilire parametri di partecipazione sociale, accesso all’informazione e alla giustizia”. Da qui il forte e urgente appello alla ratifica dell’accordo.