L’International chamber of shipping (Ics), l’Unhcr (Agenzia Onu per i rifugiati), e l’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni), chiedono “lo sbarco immediato di 27 persone soccorse e bloccate a bordo di una nave cargo”. Il gruppo, di cui fanno parte un bambino e una donna incinta, è sotto shock, trovandosi ormai a bordo della Maersk Etienne da oltre un mese. “I governi si sono rifiutati di autorizzare il comandante della nave a far sbarcare i migranti e i rifugiati fuggiti dalla Libia, violando il diritto internazionale – denunciano –. I membri dell’equipaggio condividono cibo, acqua e coperte coi naufraghi soccorsi. Tuttavia, non sono opportunamente formati né in grado di assicurare assistenza medica a quanti ne abbiano necessità. Le imbarcazioni mercantili non costituiscono un ambiente sicuro per queste persone vulnerabili, le quali devono essere condotte immediatamente presso un porto sicuro”. “L’assenza di un meccanismo di sbarco chiaro, sicuro e strutturato a beneficio delle persone soccorse nel Mediterraneo continua a mettere a rischio vite umane”, ha dichiarato il direttore generale dell’Oim, António Vitorino. “Le condizioni a bordo si stanno rapidamente deteriorando e non possiamo più restare ad assistere inerti mentre i governi ignorano il dramma di queste persone”, ha dichiarato Guy Platten, segretario generale dell’Ics: “Non è la prima volta che ciò accade ed è necessario che i governi adempiano i propri obblighi. Questa situazione non riguarda il Covid. Si tratta molto semplicemente di una questione umanitaria”. “Il soccorso in mare rappresenta un imperativo umanitario basilare”, ha dichiarato Filippo Grandi, Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. Quest’anno è la terza volta in cui una nave mercantile è rimasta bloccata al largo assicurando assistenza a persone soccorse in mare. A maggio, il viaggio della Marina era stato ritardato di sei giorni prima di far sbarcare le 80 persone soccorse che si trovavano a bordo, mentre a luglio la Talia aveva ritardato di quattro giorni il proprio itinerario per assicurare assistenza a 50 persone, prima che fosse loro consentito di sbarcare in un porto sicuro.