A poco più di un mese dall’esplosione a Beirut, il Libano è alle prese con una delle peggiori crisi della storia. Secondo le Nazioni Unite, il 55% della popolazione vive una condizione di povertà e l’esplosione ha ulteriormente aggravato l’inflazione che affligge il Paese: il costo del cibo è aumentato del 336% in solo un anno. “I nostri team impegnati sul campo stanno compiendo un grande sforzo per affrontare le numerose emergenze che attanagliano, contemporaneamente, il Paese: la crisi socioeconomica, l’emergenza rifugiati, il Covid-19, gli effetti dell’esplosione – ha dichiarato Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la Fame -. Siamo estremamente preoccupati per l’aumento dei prezzi dei generi alimentari. Ma non solo. Oltre a far fronte ai bisogni di base in termini di cibo, acqua, servizi igienici e riparo per le persone colpite dall’esplosione, siamo anche chiamati ad aiutare le persone che perdono il lavoro e che, dunque, non sono in grado di acquistare prodotti sempre più costosi”. “I sussidi statali per carburante, grano e medicinali stanno per cessare e, probabilmente, causeranno un aumento ulteriore dei prezzi – ha aggiunto Aurélie du Châtelet, coordinatrice di Azione contro la Fame in Libano -. Riceviamo segnalazioni di persone che riducono il numero di pasti quotidiani o che mangiano quantità minori di carne, latticini, frutta e verdura. Una circostanza che, purtroppo, rischia di aprire la strada della malnutrizione per molti”. Oltre alla perdita di posti di lavoro causata dall’esplosione e dalla successiva chiusura di negozi e attività commerciali, anche le piccole e medie imprese faticano a riprendere la propria attività, già messa sotto pressione dal Covid-19. Azione contro la Fame chiede anche di “promuovere misure straordinarie per proseguire l’opera di rimozione dei detriti, ripristinare gli edifici e, soprattutto, riparare le reti idriche”. Oltre 500 edifici, che ospitano complessivamente 75.000 persone, devono ancora ripristinare le condutture idriche e gli impianti igienico-sanitari. In Libano Azione contro la Fame opera dal 2006 con un team di 150 persone. Fornisce acqua e servizi igienico-sanitari agli insediamenti informali dove vivono 1,5 milioni di rifugiati siriani.