“Quando è iniziata la diffusione del Covid-19 in Colombia, ho ricevuto una telefonata da una persona che mi ha detto: ‘Penso che in quei luoghi remoti in cui vivi il Covid non arriverà neppure’. Un’affermazione cruda, ma in parte con delle valide ragioni. Dico in parte, perché purtroppo la pandemia è arrivata in questi luoghi lontani. Quella che non è arrivata, è l’assistenza che uno Stato di diritto, come si auto-definisce il nostro, dovrebbe garantire”. L’affermazione, affidata al Sir, è di mons. Joaquín Humberto Pinzón Gûiza, padre della Consolata e vescovo del vicariato apostolico di Puerto Leguizamo Solano, che definisce il suo territorio, facendo riferimento a una delle più famose canzoni colombiane, la “tierra del olvido” (la “terra dell’oblio”).
Leguizamo, spiega mons. Pinzón, è un comune di riferimento regionale, dove le comunità del Putumayo meridionale, del Caquetá meridionale e dell’Amazzonia settentrionale trovano un punto di convergenza, così come alcune delle comunità che abitano il confine tra Perù ed Ecuador. “Per questo motivo, i servizi sanitari sono forniti a molte persone. Tuttavia, in questa realtà, abbiamo un ospedale con poche possibilità di offrire un servizio adeguato, pur sapendo che gli altri centri con migliori possibilità sono lontani. Qualsiasi situazione che richieda un’attenzione più complessa deve essere inviata, quasi sempre, a Puerto Asís in una barca ambulanza, che si raggiunge dopo poco più di 6 ore di viaggio fluviale. In alcuni casi, quando la situazione è più grave e il sistema sanitario lo consente, l’evacuazione avviene tramite l’aereo ambulanza, verso Neiva o altro luogo con maggiori possibilità. Questo scenario faceva paura e faceva pensare al peggio in caso di crisi sanitaria”.
Prosegue il vescovo: “L’amministrazione comunale afferma che alcune richieste sono state avanzate sia alle autorità dipartimentali che nazionali. L’8 maggio 2020, noi vescovi di confine, per i vicariati di San José del Amazonas (Perù) e Puerto Leguizamo Solano (Colombia), avevamo scritto una lettera attraverso le rispettive nunziature apostoliche ai ministeri degli Esteri chiedendo l’adeguamento degli ospedali di confine, al fine di poter offrire le cure richieste dalle persone che vivono in questo territorio amazzonico. Purtroppo le diverse richieste non hanno avuto riscontro. Continuiamo a verificare la triste realtà di vivere in un territorio strategico, ma senza alcun interesse sia per le autorità dipartimentali che per quelle nazionali”.