“Ai candidati alla presidenza della Regione Liguria chiediamo che si impegnino con forza, coraggio e determinazione, per favorire la messa in opera dei cantieri che servono a far partire le grandi infrastrutture di cui ha bisogno la nostra città: la gronda, il completamente del terzo valico, il raddoppio del nodo ferroviario, la nuova diga che permetterebbe l’attracco delle grandi navi dell’estremo oriente e il riempimento a mare per Fincantieri con la costruzione di un grande bacino per la realizzazione delle nuove grandi navi da crociera”. Don Massimiliano Moretti, sacerdote genovese, cappellano del lavoro e responsabile del percorso diocesano di formazione politica indica quelle che, per la Chiesa genovese, sono le priorità per il rilancio economico e sociale del capoluogo ligure. Tra l’altro, ricorda che “tutte queste opere non servono solo a Genova o alla Liguria, ma sono investimenti per l’intero Paese, basti pensare che l’anno scorso il Porto di Genova è stato il primo contribuente fiscale nazionale”. Con l’obiettivo che “ciascun elettore si informi, non solo sui programmi, ma anche sulle persone che si candidano”, la diocesi di Genova ha organizzato un incontro con i candidati alla presidenza della Regione che si terrà lunedì 14 settembre alle ore 18,30 in piazza San Lorenzo di fronte alla omonima cattedrale. L’auspicio è che gli elettori possano valutare nei candidati “non solo l’onestà personale, che è un dato presupposto per tutti, ma le competenze e il curriculum che ha maturato nella propria vita”. A quanti “si definiscono cattolici” e si apprestano ad avere un ruolo di governo regionale, don Moretti chiede coerenza ed adesione alla dottrina sociale della Chiesa. Per prima cosa vorrebbe da loro “che si ponessero seriamente al servizio di tutta la comunità, consapevoli che l’uomo è sempre un fino e mai un mezzo” e “che si dedicassero con ogni mezzo e con ogni energia per difendere la vita, in particolare quella dei più deboli”. Inoltre, “che le famiglie fossero sostenute in modo concreto ed efficace” ricordando che “aiutare le famiglie non è assistenzialismo, ma investimento per il futuro”. Infine, vorrebbe “che i politici cattolici si battessero con coraggio contro i tagli orizzontali alla sanità per evitare di trovarsi di fronte a scelte terrificanti, come forse è capitato durante la fase più acuta del Covid-19, ossia dover scegliere se salvare una persona piuttosto che un’altra”.