“I libanesi sono stanchi e sfiduciati ma non sono soli”. Nonostante il loro Paese sia stato “teatro di molte tragedie come la grave crisi economica, sociale e politica che ancora soffia nel Paese, l’epidemia di Covid-19 che ha peggiorato le cose e l’esplosione catastrofica al porto di Beirut”, i libanesi “siano come l’apostolo Pietro che, stanco e disperato per non aver pescato nulla, torna gettare le reti seguendo l’invito di Gesù, riuscendo questa volta a riempire le reti di pesci. La Parola di Dio ha cambiato la realtà di Pietro. La Parola di Dio invita i libanesi ad andare avanti con dignità. La realtà cambierà. Dio accompagna i libanesi”. Lo ha detto ieri sera il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, celebrando la messa nel piazzale del santuario mariano di Harissa (Beirut), prima tappa da inviato di Papa Francesco in Libano in occasione della Giornata di digiuno e preghiera universale per il Libano, indetta per oggi dallo stesso Pontefice.
Durante la celebrazione in suffragio per le vittime dell’esplosione al porto di Beirut – oggi ricorre un mese esatto – il card. Parolin ha rinnovato la solidarietà e la vicinanza del Pontefice e incoraggiato i libanesi “a restare saldi nella fede, a recuperare le forze e le energie necessarie per ricominciare”. “Papa Francesco – ha ricordato il segretario di Stato – ha esortato la comunità internazionale a sostenere il Libano. Molti Paesi hanno espresso la loro vicinanza materiale e ribadito l’impegno nella ricerca di una soluzione permanente per il Paese. C’è un nuovo appuntamento con la solidarietà e l’unità nazionale che attende tutti i libanesi di ogni fede, etnia e appartenenza: ricostruire il Paese con l’aiuto di amici in spirito di comprensione, di dialogo e di convivenza”. Il card. Parolin ha espresso soddisfazione per “il lavoro portato avanti da migliaia di giovani nel pulire, rimuovere macerie, riabilitare case, scuole, ospedali della capitale. I giovani sono segno di speranza e sanno conquistare la saggezza degli anziani senza paura di sognare un domani migliore”. Dal segretario di Stato anche l’auspicio che “la rinascita, non solo fisica, del Libano faccia nascere anche un nuovo approccio alla gestione degli affari pubblici” e che “la società libanese possa dipendere dai diritti e dai doveri, retta dalla trasparenza, dalla responsabilità collettiva al servizio del bene comune”.
Circa una visita di Papa Francesco in Libano il card. Parolin, durante la visita alla moschea Mohammad Al-Amin, nota anche come Moschea Blu, ha affermato che “il Pontefice vuole visitare il Libano, è pronto se le condizioni lo consentiranno”.