“Salvaguardare, da un lato, la tutela e il diritto alla salute (con la conseguente responsabilità delle istituzioni nei confronti dei minori) e, dall’altro, il diritto degli stessi all’istruzione, all’educazione e alla formazione. Coniugarli, nella presente situazione emergenziale, significa riaprire le scuole, ma in un contesto di sicurezza sanitaria: concetto facile da esprimersi, meno a tradurlo in mezzi operativi”. Sono questi i due principi che la Commissione diocesana per l’educazione cattolica, la scuola e l’università “Vittorio Bachelet” offre, su invito dell’arcivescovo di Trieste, mons. Giampaolo Crepaldi, in vista della riapertura delle scuole. “Il blocco scolastico ha messo in luce il senso di appartenenza del singolo alla comunità, l’avvertita mancanza dell’accostamento materiale con i compagni e gli insegnanti stessi: in altri termini una (quasi impensata) nostalgia della scuola. Si è presentato nitido, allora, il concetto di una scuola che si identifica non solamente nella istituzione impartita, ma anche nella vita comunitaria stessa, ove i giovani hanno assoluto bisogno di praticare quella empatia che si stabilisce fra loro, nell’aspetto amicale, ludico, che li porta a stare assieme, senza distanze, senza divieti di contatti fisici di sorta, i quali, anzi, sono necessari per una armonica crescita”, osserva la Commissione diocesana. La didattica a distanza (Dad), con i suoi limiti per le disuguaglianze sociali che accentua, ha rappresentato “una pronunciata novità anche per l’attuale generazione dei cosiddetti ‘nativi digitali'”. L’inserimento dell’insegnamento dell’educazione civica, poi, è “un’occasione di forte pregnanza”, per “una cultura della legalità, del rifiuto del linguaggio d’odio, di ogni tipo di discriminazione. Per usare una terminologia in uso: i fondamenti di una ecologia veramente umana”. Ed è scontato sottolineare come “tali postulati ben possano venir esplicitati e commentati alla luce dei documenti espressi nel contesto della Dottrina sociale della Chiesa”.
Per la Commissione, “l’esperienza maturata nel contesto del blocco” delle attività scolastiche a causa del Covid-19 “dovrebbe essere tenuta debitamente presente dal mondo della scuola in occasione della prossima ripresa: non una riproduzione pedissequa delle strutture e delle modalità educative precedenti né una modifica solamente attenta ad una prevenzione sanitaria, ma un modo diverso per una educazione complessiva, che non si limiti alla mera istruzione, sia pur con l’ausilio dei mezzi telematici e della Dad stessa, ma alla formazione corretta di una persona in continuo divenire. In questa prospettiva ed a tale impegnativo programma sono chiamati tutti”.