La relazione sullo Stato di diritto è un nuovo strumento “di prevenzione e di promozione di un dibattito inclusivo” che aiuti alla definizione di una “cultura dello Stato di diritto in tutta l’Ue”; si inserisce in un più ampio “meccanismo” che vede i dialoghi con i Paesi – alla luce degli elementi delineati – componente imprescindibile del suo funzionamento. Così la vicepresidente Vera Jourová e il commissario per la giustizia Didier Reynders hanno spiegato questa mattina il dossier pubblicato dalla Commissione europea. Le singole valutazioni nascono da un processo collaborativo e trasparente condotto nei mesi scorsi in collaborazione con i 27 Paesi europei, ha spiegato Reynders, e vogliono offrire un quadro “d’insieme” e comparabile rispetto alle differenti situazioni nazionali. “Non contiene informazioni nuove”, ha precisato Reynders, ma è una “cartografia” del rispetto dello Stato di diritto in Europa, perché, ha commentato il commissario, “se non è rispettato nell’Unione, come potrà l’Ue essere credibile nel mondo?”. La valutazione per ogni Paese si concentra attorno a “quattro pilastri principali”: i sistemi giudiziari nazionali, la lotta alla corruzione, il pluralismo e la libertà dei media e altre questioni istituzionali relative al bilanciamento dei poteri. Questo strumento apre “un nuovo capitolo” dell’impegno dell’Ue nella difesa dello stato di diritto, mirante a “identificare tendenze” preoccupanti. Non sostituisce le procedure di infrazione già note a livello Ue, né sarà la base per determinare la condizionalità di alcuni Paesi ad accedere ai finanziamenti europei, ha chiarito la vicepresidente Jourová che, parlando ai giornalisti ha concluso citando una frase “molto opportuna in questo momento” di Vaclav Havel: “Lo svantaggio naturale della democrazia è che è estremamente faticosa per coloro che la intendono onestamente, mentre permette praticamente qualsiasi cosa a coloro che non la prendono sul serio” e – ha aggiunto di suo pugno – “per coloro che ne vogliono abusare”.