La ristrutturazione amministrativa e finanziaria in corso “negli ultimi due anni” nel Patriarcato latino di Gerusalemme è “a buon punto nella sua fase di attuazione. Non abbiamo ancora raggiunto un pieno successo in tutte le aree, ma sono state identificate quelle in cui sono presenti le maggiori lacune e stiamo lavorando per colmarle”. Inoltre, “il maggior debito derivante dalla costruzione dell’università di Madaba, dovuto e garantito dalle autorità di Roma, è stato recentemente saldato per intero, alleggerendo il Patriarcato di un importante debito estero. Non è stato facile poiché, per poterlo fare, la Chiesa ha dovuto prendere la dolorosa decisione di vendere alcune proprietà a Nazareth”. A fare il punto sulla situazione finanziaria del Patriarcato latino di Gerusalemme è il suo amministratore generale, Sami El-Yousef, in una nota diffusa dallo stesso Patriarcato latino. El-Yousef afferma, inoltre, che “sono allo studio dei piani per estinguere i restanti prestiti esterni locali e si prevede che ciò possa avvenire realisticamente entro i prossimi 12-24 mesi”. “Questi sviluppi – rimarca l’amministratore generale – consentiranno ora al Patriarcato latino di affrontare questioni più strategiche per la Chiesa in Terra Santa e di lavorare attivamente per trovare soluzioni adeguate alle numerose sfide”. Per El-Yousef le strutture del Patriarcato latino “oggi poggiano su standard professionali di piena trasparenza e responsabilità da fare invidia a molte istituzioni ecclesiastiche locali e persino internazionali”.
Lo scorso giugno il Patriarcato latino aveva diffuso una nota, riportata dal Sir, in cui chiariva le “voci e notizie” circolate sui media e relative proprio alla vendita di alcuni immobili a Nazareth. La nota ribadiva che “negli ultimi anni il Patriarcato latino di Gerusalemme ha raggiunto un enorme deficit di circa 100 milioni di dollari Usa, causato dalla passata cattiva gestione operativa, collegata all’università americana di Madaba, in Giordania. I debiti sono verso alcune banche e non verso il Vaticano”. L’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, ricordava il testo, “è stato nominato amministratore apostolico al fine di risolvere il problema. Negli ultimi quattro anni è stato svolto un importante lavoro di riorganizzazione amministrativa, con adeguati controlli interni e limitazioni”.