“In questi mesi di emergenza in cui 9,8 milioni di giovani hanno interrotto le normali attività scolastiche, si è accentuato il disagio di chi già aveva difficoltà di apprendimento. Per questo, alla riapertura delle scuole, oltre alle precauzioni sanitarie obbligatorie, è necessario l’impegno di tutti per contrastare ogni forma di discriminazione, affinché nessuno venga lasciato indietro e tutti abbiano la possibilità di sviluppare le proprie capacità”. È l’appello lanciato oggi da Rete educAzioni (Alleanza per l’infanzia, Appello della società civile per la ricostruzione di un welfare a misura di tutte le persone e dei territori, Asvis, Cnca, ForumDD, Forum Education, #GiustaItalia Patto per la ripartenza, Gruppo Crc, Tavolo Saltamuri). “Nella difficile gestione delle classi, complicata dai distanziamenti, nel programmare ove necessario l’alternarsi di lezioni a distanza e in presenza, occorre la massima attenzione affinché i ragazzi e le ragazze con difficoltà di apprendimento o fragilità di altra natura non vengano per nessuna ragione isolati o emarginati”, sottolinea la Rete, secondo cui “per affrontare la grave crisi in atto c’è bisogno di più cultura, più istruzione, più educazione. Per questo vanno rilanciati con convinzione i patti educativi in grado tenere aperte le scuole tutto il giorno, a partire dai territori dove è più grave e diffusa la povertà educativa, per risarcire, con tutti gli strumenti possibili e attraverso scelte coraggiose e sperimentazioni didattiche, bambine e bambini, ragazze e ragazzi del tempo scuola perduto”.
la Rete denuncia anche che “i corsi di recupero promessi dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina a fronte della lunga chiusura delle scuole stanno partendo con fatica e a macchia di leopardo”: “Questo non è un buon segnale, tanto più che quest’anno invece dei corsi di recupero si dovrebbe parlare di restituzione e risarcimento nei confronti degli studenti e delle studentesse. Le alunne e gli alunni rimasti ‘sconnessi’, con bisogni educativi speciali, in situazione di fragilità e difficoltà di contatti, con famiglie non in grado di sostenerli, non hanno tanto bisogno di ‘recuperare’ apprendimenti mancati, quanto di ritrovare la fiducia e la motivazione necessarie”.
Di qui la sottolineatura: “Non è accettabile che si creino gruppi in spazi separati per chi è ‘rimasto indietro’, ma servono invece attività stimolanti, di ricerca, espressivo-creative, comunicative, logiche, in cui mettersi in gioco e non essere ricettori passivi di esercizi e schede di verifica”.
Inoltre, tutti gli studenti “hanno bisogno di elaborare l’esperienza di questi mesi e le nuove norme di comportamento rese necessarie dal perdurare della pandemia. La riflessione su questa esperienza, le sue cause, le sue conseguenze anche per i comportamenti e responsabilità individuali, declinata a seconda dell’età, dovrebbe entrare nel programma educativo in questi mesi, dando contenuto non solo all’educazione civica introdotta quest’anno, ma anche ad altre materie in un’ottica interdisciplinare”.